La Frusta LetterariaLe primarie del Pd e i giocatori solitari di bowling

In una società che si frantuma e si disintegra nell’individualismo più solitario, sazio e disperato, sorgono metafore fortunate che intendono descrivere con sfumata eleganza questo nostro mondo. E ...

In una società che si frantuma e si disintegra nell’individualismo più solitario, sazio e disperato, sorgono metafore fortunate che intendono descrivere con sfumata eleganza questo nostro mondo. E così a furia di pensare che tutto sia liquido, che la società liquida sia il nostro comune orizzonte, si intende assecondare questa descrizione del mondo assoldando anche Internet ritenuto quanto di più etereo e inconsistente ci sia . Più che liquido: gas allo stato puro. Senza sezioni, senza militanti, senza apparato, con un signore dai capelli lunghi che da un tabernacolo della Rete indica la meta. Da opporre contro che cosa? Ma gli apparati no, i biechi apparati. E si immaginano i partiti (ovvero l’unico partito che osa ancora chiamarsi sfrontatamente con questo nome, gli altri lo hanno evitato come la peste) gestiti da grigi funzionari ligi all’apparato (e chi c’è dietro l’apparato? Ma Massimo D’Alema, no? Il Grande Vecchio, il vilain shakespeariano del momento).

Poi ci sono le primarie e saltano fuori i volontari e i militanti, migliaia di militanti (si calcola circa 100.000), ossia gente non pagata disposta a servire un’idea, non un apparato. Scandalo. Esistono ancora? Ma sì. E allora saranno sicuramente dei fanatici e dei grigi intruppati. A chi la pensa diversamente non può sembrare possibile che esistano ancora questi residuati bellici del Novecento e delle Ideologie. Poi si scopre che anche Obama è ricorso a questi volontari oltre a un plotone di Nerd che gli facevano un’analisi millimetrica degli elettori attraverso il microtargeting, elettori che bombardavano con messaggi egoriferiti allo scopo di portarli a votare, a partecipare. Poi, forse, si scoprirà che senza associazioni strutturate e permanenti congiunta ai volontari nessuna democrazia può funzionare.

Addirittura?! Sì.E allora come la mettiamo? Ci viene in soccorso Massimo Mucchetti che scrive sul “Corriere della sera” di oggi.

Molti politologi, poco avvezzi a documentarsi, continuano a pontificare sul partito d’apparato, e perciò grigio, conformista e burocratico, da giustapporre ieri alla modernità del partito leaderistico berlusconiano e poi alla novità di Renzi, che al Pd peraltro è iscritto. In realtà, il fenomeno delle primarie, con i loro quasi 10 mila seggi, è una manifestazione di diffuso volontariato dettato dalla passione politica, se i numeri hanno ancora un senso. E questo vale tanto per i sostenitori di Bersani quanto per quelli di Renzi. Il sociologo americano Robert Putnam vedrebbe in questo impegno non salariato una quota di quel capitale sociale di cui l’Italia è dotata, sia pure a macchia di leopardo. Capitale sociale che non è formato da azioni, ma dalla fiducia nel prossimo e nella possibilità di risolvere problemi grandi e piccoli attraverso la collaborazione con l’altro da sé, fuori dalle cerchie familistiche, nelle associazioni e nelle istituzioni.

Perché Mucchetti cita Robert Putnam e cosa c’entra quell’allusione finale al familismo? Ma semplice: è un’allusione al familismo amorale di Edward C. Banfield sulla cui scia si situerà la ricerca di Putnam.

Ricostruiamo perciò brevemente lo scenario mentale di questi militanti che si muovono volontariamente al servizio non di un apparato, ma di un’associazione solidale sostenuta da un’Idea di mondo e di futuro, richiamando alla mente gli studi di Banfield e di Putnam. Chissà che non riusciamo a inquadrarli meglio.

Nella metà degli anni ’50 del secolo scorso, il sociologo americano Edward C. Banfield raggiunse un paese del nostro Mezzogiorno e vi si installò con la moglie e la prole per un periodo di nove mesi. Il paese era Chiaromonte (PZ) e divenne Montegrano nella ‘finzione sociologica’ (Le basi morali di una società arretrata, Bolgona, Il Mulino). Banfield fece molte domande in giro, somministrò questionari, redasse la sua ricerca… insomma ci studiò come se fossimo una tribù di irochesi!
Bardato degli strumenti tipici delle indagini “sul campo” della sociologia (questionari, test, tabelle ecc) ma in effetti con la mente presa dalle idee “chiare e distinte” del Tocqueville della Democrazia in America, Banfield compara inizialmente Montegrano a St. George (Utah, USA). Osserva che a St. George c’è tutto un pullulare di attività associazionistiche di volontariato che perseguono scopi che vanno al di là dell’interesse materiale ed immediato del proprio nucleo familiare: nuove adesioni per la Croce Rossa, raccolta di fondi curata da un’associazione tra professionisti e dirigenti per costruire una nuova camerata della locale scuola media, raccolta di iscrizioni per la difesa antiarea in caso di attacco straniero… Un’industria locale regala i volumi di un’enciclopedia alla scuola, la camera di commercio promuove un pubblico dibattito per collegare con una strada i paesi circonvicini, l’Associazione Genitori ed Insegnanti si rivolge alla cittadinanza con un manifesto egoriferito che dice: «Come cittadino responsabile della nostra comunità, tu appartieni all’Associazione!», che ricorda un po’ i manifesti di reclutamento dei soldati americani, dove appariva uno zio Sam che con l’indice proteso si rivolgeva al cittadino medio chiedendogli cosa intendesse fare lui per l’America. Insomma i comportamenti degli individui e delle associazioni a St. George sono per lo più community oriented.
E a “Montegrano”? Niente di tutto ciò. L’orfanotrofio e il convento sono cadenti, i contadini non sono disposti a cedere nemmeno una giornata lavorativa per ripararli, tutto ciò che è pubblico è alla malora e nessuno è disposto a sacrificare una briciola del proprio tempo e delle proprie risorse se non ha in vista un ritorno personale. Insomma a Montegrano tutti i comportamenti degli individui sono family oriented.

Perché, si chiede Banfield? Per delle ragioni mentali-culturali, è la risposta, a Montegrano si riscontra un’assenza di quella particolare forma di socialità detta civcness, “senso civico”, che è il nerbo della democrazia. Tale senso civico altro non è che lo spirito associativo (da Tocqueville considerato alla base della democrazia in America) di chi mette a disposizione volontariamente e gratuitamente il proprio tempo, le proprie specifiche attitudini e talvolta il proprio denaro in una organizzazione che persegue finalità che non ricadono nell’interesse immediato e diretto del singolo ma della collettività. (Ecco perché Mucchetti parlava di associazionismo contrapposto a familismo!).

Ma Banfield dice qualcosa di molto più serio e fondamentale da questo straordinario punto di vista teorico. Questa incapacità di associarsi (di uscire dal guscio del proprio nucleo familiare o della propria consorteria) è fattore di arretratezza economica e ostacolo al progresso politico. Per Banfield :

Non si può attuare un sistema economico moderno se non si sa curare e mantenere in vita un’organizzazione professionale; in altri termini, più elevato è il livello di vita che ci si propone di raggiungere, tanto più risulterà indispensabile l’organizzazione. L’incapacità di organizzarsi costituisce ugualmente un ostacolo al progresso politico: infatti proprio dalla possibilità di coordinare, in relazione ai problemi di interesse pubblico, le linee di condotta di un gran numero di persone dipende, tra l’altro, l’attuazione di forme di autogoverno. In breve, i medesimi elementi che concorrono alla formazione di un’associazione ai fini economici, concorrono altresì alla formazione di associazioni di carattere politico.

In altri termini il familista amorale secondo Banfield sviluppa comportamenti non community oriented, ha sfiducia verso la collettività e non è disposto a cooperare con gli altri se non in vista di un proprio tornaconto personale. Come può un siffatto individuo fare del volontariato? Pensare collettivo?

Sulla scia di Banfield, dicevamo, s’è posto Robert D. Putnam che fece un celebre studio sul funzionamento della democrazia proprio in Italia, studiando le nostre regioni. Il titolo originale del libro di R.Putnam è Making Democracy Work (La tradizione civica nelle regioni italiane, Mondadori 1993) e, nel suo nucleo più profondo, è uno studio sul funzionamento e sul “rendimento delle istituzioni”, ovvero su quelle basi “strutturali” – che sono le Istituzioni appunto, in questo caso le Regioni italiane, ma noi potremmo aggiungere i partiti -, in cui si invera una democrazia. Nel discorso di Putnam le Istituzioni funzionano, “rendono”, se si radicano su un humus “culturale” fecondo – e qui si rintraccia il raccordo sotterraneo con le tesi di Banfield – , su una moral basis consentanea e favorevole a quelle istituzioni medesime. Sia Putnam che Banfield seguono le indicazioni di Tocqueville – perorano l’associazionismo, ossia la molecola originaria di ogni democrazia, il luogo “mentale” prima che istituzionale in cui i cittadini, spontaneamente sviluppano il massimo dei comportamenti community oriented.

Più associazioni ci sono in un territorio, più i cittadini sono disposti a “perdere” il loro tempo per scopi collettivi, più funzionano, “rendono” le Istituzioni – che sono le associazioni pubbliche per antonomasia – più in ultima istanza funziona la democrazia.

Si può ovviamente consentire o dissentire con e dalle posizioni di Putnam – e la maggior parte degli intellettuali italiani che si sono occupati di queste tematiche hanno dissentito da lui – resta il fatto che lo studio di Putnam è un tentativo coraggioso di spiegare in vitro – all’atto della nascita di una Istituzione – il funzionamento degli istituti democratici. Resta sullo sfondo – e qui sarà difficile dissentire – la correlazione diretta tra associazionismo e democrazia, già posta da Tocqueville. E l’associazionismo si basa sul volontariato, sul mettersi assieme in vista di un obiettivo comune.

Poiché gli studi sia di Banfield che di Putnam hanno puntato sul nostro Paese occorre sottolineare, almeno per l’approfondimento di quella correlazione, che Putnam proseguì i suoi studi negli States, e qui, in un successivo volume, Bowling alone approfondì sul territorio americano l’infiacchimento della democrazia, proprio dalla constatazione del decremento del numero delle associazioni e dall’aumento del numero dei …giocatori solitari di bowling!

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