Opportune et importune“L’economia non è il business”. Lo scrive il Papa sulla bibbia della finanza internazionale

In partibus infidelium, verrebbe quasi da dire. Sul Financial Times, la bibbia della finanza internazionale, Papa Benedetto XVI, accogliendo un invito “insolito” rivoltogli dall'autorevole quotidia...

In partibus infidelium, verrebbe quasi da dire. Sul Financial Times, la bibbia della finanza internazionale, Papa Benedetto XVI, accogliendo un invito “insolito” rivoltogli dall’autorevole quotidiano della City, ha pubblicato giovedì 20 dicembre una lunga riflessione sul Natale.

«La nascita di Cristo», ha scritto il Pontefice, «ci sfida a ripensare le nostre priorità, i nostri valori, il nostro stesso modo di vivere. E mentre il Natale è senza dubbio un tempo di gioia grande, è anche un’occasione di profonda riflessione, anzi un esame di coscienza. Alla fine di un anno che ha significato privazioni economiche per molti, che cosa possiamo apprendere dall’umiltà, dalla povertà, dalla semplicità della scena del presepe?». Ratzinger risponde così: «Il Natale può essere il tempo nel quale impariamo a leggere il Vangelo, a conoscere Gesù non soltanto come il Bimbo della mangiatoia, ma come colui nel quale riconosciamo il Dio fatto Uomo. È nel Vangelo», continua, «che i cristiani trovano ispirazione per la vita quotidiana e per il loro coinvolgimento negli affari del mondo, sia che ciò avvenga nel Parlamento o nella Borsa. I cristiani non dovrebbero sfuggire il mondo; al contrario, dovrebbero impegnarsi in esso. Ma il loro coinvolgimento nella politica e nell’economia dovrebbe trascendere ogni forma di ideologia».

Ma, concretamente, a quale impegno sono chiamati oggi i cristiani? La risposta del Papa è, insieme, una critica implicita al liberismo economico radicale, rappresentato dalle sregolate speculazioni finanziarie di questi anni, e una riproposta della Dottrina sociale della Chiesa. «I cristiani», scrive infatti, «combattono la povertà perché riconoscono la dignità suprema di ogni essere umano, creato a immagine di Dio e destinato alla vita eterna. I cristiani operano per una condivisione equa delle risorse della terra perché sono convinti che, quali amministratori della creazione di Dio, noi abbiamo il dovere di prendersi cura dei più deboli e dei più vulnerabili. I cristiani si oppongono all’avidità e allo sfruttamento nel convincimento che la generosità e un amore dimentico di sé, insegnati e vissuti da Gesù di Nazareth, sono la via che conduce alla pienezza della vita».

Avidità, sfruttamento, un capitalismo consumistico adoratore dei profitti e devastatore della fede, l’economia ridotta alla sola dimensione del business che insidia fino a distruggere le reti di solidarietà e il diritto al lavoro. Ecco gli idoli da cui mette in guardia Papa Ratzinger. «Quando i cristiani rifiutano di inchinarsi davanti ai falsi dèi proposti nei nostri tempi», spiega, «non è perché hanno una visione antiquata del mondo. Al contrario, ciò avviene perché sono liberi dai legami dell’ideologia e animati da una visione così nobile del destino umano, che non possono accettare compromessi con nulla che lo possa insidiare».

Una riflessione che si ricollega a quella vera e propria “dichiarazione di guerra” che è il messaggio per la Giornata mondiale della Pace 2013 diffuso qualche giorno fa (qui il testo integrale: http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/messages/peace/documents/hf_ben-xvi_mes_20121208_xlvi-world-day-peace_it.html).

Secondo Ratzinger, i nemici della pace non sono solo coloro che imbracciano le armi e uccidono. Altri avversari, avverte, più insidiosi e meno visibili, distruggono l’uomo creato a immagine e somiglianza di Dio: una mentalità egoistica e individualistica, una finanza senza regole, il lavoro ridotto a merce, la tecnocrazia che pretende di disporre senza limiti del corpo umano in nome del profitto, le violazioni alla libertà religiosa, quei poteri forti finanziari che salvano i loro investimenti condannando alla miseria milioni di operai nel mondo, le politiche di liberalizzazione dell’aborto e dell’eutanasia, il relativismo con i suoi “falsi diritti o arbitrii” che minano il matrimonio fra uomo e donna.

Tutti nemici che possono essere sconfitti solo con una rivoluzione culturale, ossia, è l’auspicio del Papa, «lo smantellamento della dittatura del relativismo e dell’assunto di una morale totalmente autonoma, che preclude il riconoscimento dell’imprescindile legge morale naturale scritta da Dio nella coscienza di ogni uomo».

Entra nel club, sostieni Linkiesta!

X

Linkiesta senza pubblicità, 25 euro/anno invece di 60 euro.

Iscriviti a Linkiesta Club