Il migliorabileMonti, Berlusconi, il PD e la presunta superiorità strategica della sinistra

Sarà pure vero, come si ripete dal dopoguerra, che in Italia c'è un'egemonia culturale di sinistra ma non sul piano della tattica e della strategia politica, questa presunta superiorità sapienziale...

Sarà pure vero, come si ripete dal dopoguerra, che in Italia c’è un’egemonia culturale di sinistra ma non sul piano della tattica e della strategia politica, questa presunta superiorità sapienziale non ha mai dato eccellenti risultati.

Se nel dopoguerra fino agli anni ’80 la sinistra ha goduto di più del 40% dei consensi popolari, il settarismo reciproco tra socialisti e comunisti, combinato agli equilibri internazionali che ostacolavano la legittimazione democratica del PCI, hanno fatto sì che la DC governasse ininterrottamente fino al 1992, dando vita ad un sistema senza possibile alternanza; nel 1994 la vittoria apparentemente già acquisita della “gioiosa macchina da guerra occhettiana” con i partiti del pentapartito spazzati via da tangentopoli fu stoppata in 20 giorni dalla discesa in campo di Berlusconi, poi battuto due volte, ma l’ultima per una manciata di voti quando anche il quel caso, sembrava tutto facile alle previsioni. L’elenco potrebbe continuare in forma di casistica enciclopedica.

Così Anche in questa vigilia di campagna elettorale sembrano ricomparire tutti gli elementi di scenari che in passato poca fortuna hanno portato al centrosinistra italiano, ogni qualvolta sembrava tutto facile per andare al governo, con addirittura delle novità in più che complica ulteriormente il compito della compagine bersaniana rispetto agli anni passati. Se negli ultimi 20 anni in effetti l’avversario è stato sempre uno, fortissimo ma ben indentificabile, oggi la sinistra si trova a dover fare i conti con una doppia destra che finge di litigare e di darsele di santa ragione sui suoi giornali e sulle sue tv, ma che in realtà marcia divisa per colpire unita su un unico obiettivo comune, quello d’impedire che al Senato il PD e SEL abbiano la maggioranza per governare.

La beffa ulteriore della nascita di questa seconda destra radunata sotto l’imperativo di un'”Agenda Monti” che una propaganda estenuante, fiancheggiata supinamente per un anno da Repubblica e da quasi tutta lastampa cosiddetta progressista, ha propalato come una ragione di Stato molto vicina più alla fede che alla ragione, per poi scoprire che trattavasi in fondo quasi solo di slogan elettorali, è rappresentata dal fatto che questa destra su cui convergono i soliti poteri del gattopardismo italiano (nella sua forma clericale, finanziaria, corporativa e confindustriale) non sarebbe mai nata senza la fortissima volontà del Presidente Napolitano e non avrebbe avuto mai il tempo di strutturarsi e rigenerarsi se il PD per un anno ne avesse sostenuto ogni intenzione.

C’era il modo di evitare il rigurgito di tutto questo vecchio cameolontismo della solita immarcescibile partitocrazia italiana? Difficile dirlo, però non è difficile ammettere che ancora una volta la sinistra si è fidata di un conservatore, sperando di farselo proprio come “badante legittimante” nell’Europa che conta, col risultato che questo sapiente tecnico che per un anno ha messo a dura prova la sopportazione degli spiriti più tolleranti ripetendo ogni giorno che mai sarebbe entrato in politica, oggi la sinistra se lo ritrova candidato contro. Io non so al momento di scrivere cosa scriverà domani Scalfari sul suo abituale editoriale della domenica, ma certo anche lui dovrebbe essersi sentito un pò preso in giro se solo sette giorni fa Mario Monti gli ripeteva in un colloquio privato e cordialissimo, che non avrebbe fatto il fatale passo in avanti, dopo che per un anno Repubblica ne aveva sostenuto ogni scelta con uno slancio passionale quasi lirico.

Eppure per noi, dicevamo, un modo c’era per sbaragliare questo “Ritorno dei morti viventi”, questo inaspettato rilancio di uomini politici decotti (non solo Berlusconi, ma anche Casini, Fini e compagnia sempre meno allegra); provate a pensare se Matteo Renzi avesse vinto le Primarie, quel Matteo Renzi contro cui non solo gran parte del PD ha puntato i propri cannoni, ma anche pressochè tutta la stampa ed i “maitres a pénser” progressisti. Sì, è vero, ma storia non si fa coi “se” ma io mi illudo di pensare che questo vecchio film riciclato mille volte, forse lo avremmo evitato. Ma non lo andate a dire agli intellettuali di sinistra.

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