Il Natale a Roma è proprio il massimo. E mica dico il massimo del Natale, no, è Roma che raggiunge in quest’occasione l’apice della romanità.
Il Natale a Roma è proprio il massimo. E mica dico il massimo del Natale, no, è Roma che raggiunge in quest’occasione l’apice della romanità.
Alla festa più importante dell’anno il romano risponde come risponde a tutti gli eventi calamitosi, mettendosi in macchina e buttandosi nell’unico grande ingorgo cittadino – per questo ciascuno di noi passa di fatto tutta la giornata della vigilia fermo col motore acceso sotto casa sua. Lo facciamo per essere tutti insieme nei momenti di grande significato collettivo, sentirci parte di qualcosa di più grande di noi, chissà. Nubifragi? Nevicate? Sbarco alieno? Il Natale? Il romano lo troverai al suo posto, in automobile che smadonna.
Ogni tanto vedrai da una macchina ferma in coda scendere qualcuno, solitamente un passeggero ma non è raro che si tratti del conducente stesso, che entra in un negozio, ne esce con un pacchetto o una busta e poi risale. E così fino ad ora di cena. Ovviamente si tratta per l’appunto del negozio sotto casa sua, che avrebbe potuto comodamente raggiungere a piedi e magari, chessò, godersi una passeggiata, prendere un caffè, ma no, vuoi mettere la soddisfazione di stare tutti insieme? D’altronde lo dicono in tutte le pubblicità dei panettoni che la gioia del Natale è stare insieme.
Per questo non ha senso buttare soldi decorando le strade di ghirlande di luci, dal momento che l’uso simultaneo delle 4 frecce di tutti gli automobilisti romani basta da solo a scaldare il cuore. Per questo la colonna sonora del natale romano non è Jingle Bells o lo Schiaccianoci e nemmeno la più italica Tu Scendi dalle Stelle, non è il suono di campanellini e allegre zampogne. No, esso è una sinfonia ambientale composta da un ensemble di strumenti:
– motori accesi e colpi di clacson ovviamente, giacché il romano che un po’ in ritardo sugli altri intende prendere l’auto per unirsi a noi, non trovando modo di uscire dal parcheggio perché la strada è tutta bloccata, ha bisogno giustamente di sfogare il proprio disappunto e segnalare così ai suoi concittadini “ci sono anche ioooo!”.
– Antifurti, probabilmente quelli delle case lasciate vuote dai cittadini romani saccheggiate da ladri non romani venuti apposta in città per l’occasione.
– Dalle auto, le voci di milioni di romani che al cellulare dicono tutte “Ma Katia porta la 44 o la 46? Eh? Boh io j’ho preso a 46, era l’unica rimasta…tanto poi ‘a cambia”.
Io a Natale, nel segreto del mio cuore, amo rivolgere un pensiero a tutte le Katie là fuori, Katie di ogni forma e dimensione che il 27 di Dicembre vorranno cambiare collettivamente i loro indumenti taglia 46 e non potranno, perché gli unici a tornare in negozio quando cominceranno le restituzioni saranno, appunto, altrettante taglie 46.
Buon Natale a tutti i lettori de Linkiesta, romani e non, ma soprattutto alle Katie!!