Il migliorabileParlamentarie umbre, i “giovani turchi” giocano di squadra e fanno strike. Il segretario Bottini umiliato sbatte la porta

Che il PD umbro avesse difficoltà a misurarsi con il metodo democratico delle Primarie, tenuto insieme com'è con lo spago e lo scotch tra componenti mai amalgamate in un progetto di convivenza che ...

Che il PD umbro avesse difficoltà a misurarsi con il metodo democratico delle Primarie, tenuto insieme com’è con lo spago e lo scotch tra componenti mai amalgamate in un progetto di convivenza che vada oltre l’immediato interesse materiale di condivisione del potere, lo si sapeva da tempo immemore, che coincide più o meno con il suo atto di nascita.

Solo tre anni fa le elezioni regionali segnarono un conflitto traumatico tra la maggioranza bersaniana che spingeva per un proseguo dell’interregno di Maria Rita Lorenzetti, giunta allo scadere dei due mandati e fino all’ultimo decisa a tenere duro, con il partito spaccato come una mela, sperando fino allo scadere dei termini in un appoggio esterno romano che però non arrivò mai, fino alla decisione conclusiva di lasciare il campo alla quarantenne Catiuscia Marini, per evitare che la regione finisse nelle mani del potente Giampiero Bocci, deputato uscente e ricandidato anche quest’anno, capo indiscusso dell’area ex democristiana del partito.

La cronaca di oggi, di queste Parlamentarie del 29 dicembre, passato il ciclone Renzi che qui aveva soffiato forte su un apparato tutto schierato con il segretario nazionale (solo un eletto renziano su sei posti eventualmente disponibili) segna il conflitto generazionale tra gli amministratori uscenti (tra cui solo Bocci riconferma le sue posizioni) e i cosiddetti “giovani turchi” quarantenni, usciti decisamente rafforzati da questa tornata elettorale, con il sindaco di Umbertide Giampiero Giulietti protagonista di un plebiscito a Perugia così come il ternano Rossi nella seconda provincia di regione. Testa a testa fatale poi tra l’assessore del Comune di Perugia Valeria Cardinali e la giovanissima 25nne Anna Ascani di Città di Castello per la terza posizione in lista che vale l’elezione sicura in parlamento. Sarà una commissione speciale domani a ricontare le schedema l’esito verrà comuicato solo in occasione della Direzione regionale prevista per il 4 gennaio.

Flop incredibile invece per il segretario regionale (eletto dopo un tormentatissimo testa a testa tre anni fa con l’ex deputato Alberto Stramaccioni), punta di diamante dei bersaniani cinquantenni, giunto addirittura penultimo nelle preferenze, tanto da indurlo oggi alle dimissioni con una lettera drammatica in cui Bottini attacca frontalmente il “partito degli amministratori”, rei a suo avviso, di leso boicottaggio nei suoi confronti, avendo i vertici amministrativi comunali e regionali, con il sindaco Wladimiro Boccali e la governatrice Catiuscia Marini scelto di appoggiare palesemente i colleghi coetanei, partecipando anche direttamente, per fare un esempio, alla conferenza di lancio di Valeria Cardinali in un albergo del perugino. Del gioco di squadra tra i “giovani turchi” si ha la riprova anche dal risultato eclatante di Ascani, Cardinali e Giulietti in comuni periferici come Marsciano e Todi, anch’essi in mano a sindaci riconducibili alla stessa area politica ed anagrafica. Per la cronaca l’ormai ex segretario regionale resta consigliere regionale eletto nel listino protetto nell’ultima tornata elettorale.

Finisce un anno di conflitti nel PD umbro, ma va detto chesenza conflitto generazionale non c’è crescita nè futuro nè competizione per il meglio; il popolo delle primarie ha chiesto in due diversi modi una nuova classe dirigente all’altezza delle sfide politiche che si presentano e prima il vento renziano poi la capacità di mobilitazione dei “giovani turchi” hanno espresso in candidature vincenti questo desiderio di rinnovamento anche nella rossa Umbria. Al segretario Bottini va riconosciuto di non aver fatto orecchie da mercante facendo finta che in realtà nulla fosse successo, la lettera che pubblichiamo lancia accuse pesanti al “partito degli amministratori” che tenderebbero ad esautorare l’autonomia politica del partito. Lamberto Bottini avrà pure qualche ragione, il tema di un partito che in una regione senza alternativa politica credibile, tende a farsi “partito di governo e di amministrazione” c’è;resta da capire perchè abbia insistito nel chiedere la deroga a Bersani per presentarsi un segretario che sapeva benissimo di non avere un minimo controllo sul partito.

Ecco la lettera di dimissioni di Lamberto Bottini:

Nelle ultime settimane il Partito Democratico ha dato prova di grande responsabilità, coraggio e coerenza mettendo in atto uno sforzo notevole per dare vita a importanti appuntamenti di democrazia. La grande partecipazione registrata in occasione delle consultazioni del 25 novembre e del 2 dicembre ha certificato la giustezza delle scelte del Pd, che ha accettato una sfida difficile e appassionante. Lo ha fatto perché in un momento complicato per la vita politica del Paese affidare ai cittadini la scelta del candidato alla Presidenza del Consiglio è sembrata la strada più coerente e più legittima, non certo la più facile, per riavvicinare i cittadini alla politica. Obiettivo del Pd è, infatti, che buona politica e riscossa civica procedano affiancate per ricostruire un patrimonio collettivo eccessivamente disgregato. Intuizioni riconfermate con le primarie per la scelta dei candidati al Parlamento del Partito Democratico svoltesi ieri in Umbria, che hanno registrato un buon successo nonostante i tempi strettissimi, il periodo particolare e la poca informazione, elementi decisamente condizionanti. Dal voto emerge un segnale chiaro di desiderio di cambiamento e di malessere diffuso, che trovano come terminale il Partito Democratico che io rappresento. Proprio per questo considero e accetto l’esito della consultazione primaria di ieri come frutto soprattutto del disagio dei tempi. Aggiungo un elemento di ulteriore considerazione sottolineando come queste primarie evidenzino l’esigenza di aprire una seria e approfondita riflessione sul profilo del Partito Democratico, sulla sua azione e in particolare sul suo rapporto con le istituzioni e la sua autonomia rispetto ad esse. In occasione di queste primarie, si manifesta, infatti, con chiarezza un atteggiamento protagonista e pervasivo di alcuni vertici istituzionali che hanno giocato una partita – dal mio punto di vista discutibile per il ruolo di governo che compete alle istituzioni – che ha influito in maniera decisiva sui risultati della consultazione. Per quanto mi riguarda ho sempre optato per un’idea di Partito democratico, popolare e non elitario, da cambiare insieme e non con cordate, cercando in primis un rapporto costante e costruttivo con i tanti segretari di circolo, simpatizzanti, volontari – che ringrazio – sempre generosamente in pista, senza gratificazioni ma perché mossi dai valori che fondano un grande partito di popolo come il nostro. Alla luce anche di queste considerazioni ritengo opportuno rassegnare le mie dimissioni da Segretario regionale del Partito Democratico dell’Umbria, convinto di poter riaprire con questo gesto una più sana e vera dialettica nel partito e nel rapporto con le istituzioni.

Lamberto Bottini

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