Il dado è tratto. Bersani sarà l’Hollande italiano, candidato del PD alle prossime elezioni politiche di marzo (o febbraio?!) 2013.
Resta la grande prova di Matteo Renzi, il vero vincitore di queste primarie con il suo 40% e con un potere contrattuale che Bersani dovrà per forza considerare.
Pena? La perdita di quell’entusiasmo che molti giovani hanno mostrato per il cambiamento che prospettava il Sindaco di Firenze.
Dovrà considerare i temi più vicini ai renziani, come la rimodulazione di un apparato stantio, ormai sempre più scollegato dalla società. Perchè se lo schiaffo ricevuto al primo turno stasera ha smesso di bruciare, da domani tornerà a mostrare i segni davanti agli specchi, che altro non sono che il confronto con la società e con gli italiani.
Ma il Partito Democratico grazie a queste primarie potrebbe avere un’opportunità unica e di ampio respiro europeo. Saltato lo schema politico novecentesco, legato al binomio socialdemocrazia vs liberalconservatori, con le peculiari varianti esistenti in ogni paese, la democrazia europea è alla ricerca di strumenti di partecipazione nuovi ed efficienti. Le primarie da questo punto di vista potrebbero essere un esempio di partecipazione da esportare, molto differente per forma e sostanza dal vecchio modello dei partiti della Prima e della Seconda Repubblica.
I cambiamenti epocali in atto e la loro stupefacente velocità ad oggi impongono novità. Forse tra 20-30 anni avremo di nuovo bisogno di partiti come li abbiamo conosciuti ma oggi non c’è niente di peggiore nell’immaginario collettivo che passare per “funzionario”, in parte, di striscio o pienamente aderente alla casta. Che equivale in poche parole a privilegi, certezza di uno stipendio e soprattutto tanto tanto tempo per fare politica e pastette nei territori.
Per questo lasciare la decisione di scegliere i futuri parlamentari attraverso le primarie costituisce uno strumento di valido ed efficace avvicinamento non alla politica, ma alle decisioni. Primarie per scegliere i candidati al parlamento e per arginare demagogia e populismo. Un modello italiano, in parte una chiara rivisitazione di quello americano, da esporre e nel caso da esportare in altre democrazie europee, alle prese con lo stesso sentimento antipolitico nostrano.
Se la crisi economica continuerà a protrarsi per anni, il modello di sviluppo occidentale andrà inevitabilmente modificandosi e gli strumenti democratici dovranno essere ben oliati.
Dunque, candidato Bersani, il primo modo per dimostrare di aver capito la lezione dei “rottamatori” è quello di spolverare e scuotere gli apparati Pci-Pds-DsMargherita-PD, rendendoli meno autoreferenziali e diffidenti verso la società civile. Cosa non facile. Magari mettendo il copyright europeo sulle primarie per la scelta dei parlamentari.