Ci sono da molte settimane sondaggi che danno in calo il movimento di Grillo. Più o meno nello stesso tempo si sono rarefatte le incursioni del medesimo nella politica italiana a parte le sgradevoli epurazioni di dissidenti. Questi due fenomeni, il calo dei consensi e il parziale silenzio del leader, ci dicono come il grillismo stia vivendo una sua fase di sbandamento che può sfociare in una crisi irreversibile ovvero, paradossalmente, in un suo nuovo rilancio. La realtà ci dice che Grillo è stato spiazzato dal Pd. Contava di poter avere campo libero di fronte a partiti ingessati e chiusi in se stessi e quindi di poter dimostrare il primato della rete anzi della sua rete, invece si è trovato di fronte a un fenomeno di partecipazione imponente.
Da partito in ascesa il suo gruppo, invece, si è trasformato nell’ennesimo partito personale ingabbiato nelle nevrosi e ambizioni del leader. Anche l’ingresso in campo di Berlusconi ha tolto al movimento di Grillo la capacità di attrarre voti di destra in libera uscita. Quando ci si mette il Cavaliere è ben più bravo di Grillo nel dare sostanza ai maldipancia del popolo destrorso. C’è poi da prendere in considerazione, nei prossimi giorni, l’attrazione che eserciterà la lista con De Magistris e Ingroia che farà da calamita per tutto il mondo giustizialista. Insomma Grillo andava su nei sondaggi perché sembrava dominatore assoluto della scena, ora non è più così.
C’è poi un dato soggettivo da prendere in considerazione. Grillo avrebbe potuto scegliere di lasciar correre i sondaggi e i consensi limitandosi a far da apripista. Una scelta che gli avrebbe fatto correre il rischio di imbarcare questo mondo e quell’altro. Invece ha scelto i duri e i puri e per tenersi puro ha scacciato gli impuri. Insomma sta capitando a Grillo quello che capitò a quelle avanguardie studentesche del ’68 che crebbero con le assemblee e i cortei e poi furono soffocate dai gruppetti marxisti-leninisti in cui capi barbuti pretesero di avere l’ultima parola. Grillo è quello lì, pur di non perdere il controllo ha deciso di tarpare le ali al suo movimento. Perché Grillo non vuole perdere il controllo? Non so se ci sono ragioni, diciamo così, imprenditoriali.
Anche il movimento di Grillo appartiene alla fenomenologia delle imprese redditizie che campano sulla politica. Credo invece che Grillo si sia spaventato dal successo che nel giro di poco tempo rischiava di fargli assumere responsabilità alle quali né lui né il suo movimento sono pronti. Di qui la frenata e il rinserramento. È probabile che nei prossimi mesi la campagna elettorale accesissima ridimensionerà il grillismo. Resterà comunque forte il segnale che dal barbuto comico è venuto, cioè quel distacco dalla politica che può in qualunque momento diventare un fiume in piena. In fondo ha ragione lui quando dice che senza il suo movimento in Italia sarebbero arrivati i movimenti neo-nazisti. La pancia del paese ribolle e la crisi è ancora lunga.