«Sul collega Morelli c’erano un po’ di voci e un chiacchiericcio su problemi giudiziari non meglio precisati e questo fu un altro motivo di freno per precauzione». Così parlo l’attuale presidente della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti, sentito come teste nel processo a carico del clan Valle-Lampada che si sta celebrando a Milano. Franco Morelli, consigliere regionale di maggioranza della Calabria è stato arrestato nell’ambito delle indagini sul clan Valle-Lampada scivolate sull’asse Reggio Calabria Milano a novembre dello scorso anno.
Per la candidatura di Morelli, Scopelliti ha dichiarato che un sollecito «arrivò anche da parte del sindaco Alemanno (sentito anche lui nelle scorse settimane a Milano, ndr)» e poi quest’ultimo «si arrabbiò con me, quando decisi di non inserirlo tra gli assessori», perché «su Morelli aveva sentito un chiacchiericcio e delle voci».
Un chiacchiericcio che ha fatto desistere Scopelliti dalla nomina di Morelli tra gli assessori, ma non dal candidarlo al Consiglio Comunale, dove poi Morelli è stato eletto. Come riporta anche il Corriere della Clabria
Scopelliti ha deciso di rispondere alle domande, davanti ai giudici dell’ottava sezione penale di Milano, e di non avvalersi della facoltà di non rispondere come poteva fare da indagato in procedimento connesso: è accusato di abuso d’ufficio a Catanzaro per la nomina nel 2011 di Alessandra Sarlo, moglie del giudice Giglio, a dirigente generale del Dipartimento controlli della Regione. Nel 2010 Sarlo era stata nominata, invece, commissario dell’Azienda sanitaria provinciale di Vibo Valentia, un incarico che, stando all’inchiesta della Dda di Milano, avrebbe ottenuto grazie all’interessamento di Morelli (finito in carcere nel novembre 2011) su richiesta di Giglio.
Riguardo alla nomina nel 2010 di Sarlo, Scopelliti ha però precisato che «fu una scelta mia, io decisi in autonomia». Sulla mancata nomina, invece, di Morelli nella Giunta, il Governatore ha chiarito che il consigliere regionale «si propose come assessore e venne anche un sollecito da parte del sindaco Alemanno, ma io decisi di non nominarlo in totale autonomia per metter in campo gente nuova, giovane». Inoltre, «sul collega Morelli – ha aggiunto Scopelliti – c’erano un po’ di voci e un chiacchiericcio su problemi giudiziari non meglio precisati e questo fu un altro motivo di freno per precauzione».
Scopelliti ha raccontato anche di aver incontrato «Alemanno e gli dissi che sul territorio c’era fermento sul nome di Morelli e il sindaco disse che lui si era informato e per Morelli non c’erano problemi». Così il primo cittadino della Capitale, secondo Scopelliti, «si arrabbiò per la mancata nomina». Nel processo nelle scorse udienze aveva testimoniato anche il sindaco di Roma.
Il pm di Milano, Paolo Storari, ha provato anche a chiedere al Governatore perché non abbia utilizzato lo stesso criterio di «precauzione», usato per Morelli, per la nomina del 2011 di Sarlo, ma il giudice Luisa Ponti non ha ammesso la domanda perché non pertinente con il processo, ma al massimo con il procedimento in corso a Catanzaro.
E su queste strane voci una domanda sorge spontanea: allora perché non si è approfondito? Perchè Morelli è stato candidato comunque? Da chi sono arrivate queste voci?
Un ritornello simile, fatto di voci e chiacchiericci “strani”, ma su cui è bastato «giurare due volte di avere la coscienza pulita» è stato cantato dal Presidente di Regione Lombardia Roberto Formigoni in occasione delle indagini e dell’arresto dell’ex assessore alla Casa Domenico Zambetti. Un personaggio su cui, “circolavano delle strane voci”, riferiva il Celeste intervistato da Alessandro Milan su Radio24 il giorno dopo gli arresti, come potete sentire qui. Formigoni poi cercò di giustificarsi dicendo che “Il presidente è eletto ma è supportato dai partiti”. Tutto bene non fosse che al Pirellone storie di questo genere iniziano a essercene un po’ troppe per continuare a chiamarsi fuori.
Insomma, strane voci sull’asse Calabria-Lombardia, che oltre ad essere diventato uno dei maggiori assi criminali degli ultimi anni, è anche l’asse dell’irresponsabilità di certa amministrazione, che sente “strane voci”, ma che deve sempre attendere l’intervento della magistratura. E le domande che rimangono sono sempre le stesse: perché quelle ‘strane voci’ non vengono mai verificate? Perché non si richiede all’autorità competente un approfondimento?