Trovo temendamente stucchevole e noioso il dibattito intorno al tweet fatto il giorno di Natale dal Senatore Mario Monti. Sia chiaro, non me la prendo con lo strumento in sé, ci mancherebbe. Anzi, dico di più, chi mi conosce sa che per me i Social Media sono una condizione necessaria per fare comunicazione politica e istituzionale. Me la prendo con questo valzer di opinioni che da ormai più di 48 ore dal tweet accompagna le Home dei giornali, il dibattito in Rete, la discussione tra gli esperti. Un confronto che assume i contorni chiassosi di un mercatino rionale, dove per vendere di più bisogna urlare di più.
Consigli sull’uso dello strumento, su come “cinguettare”, su che metodo usare, sugli errori grammaticali, se è un bene essere informali o adottare un lessico tecnico e via discorrendo, mi fanno pensare che ci sia una larga parte di coloro che si occupano di comunicazione politica online che pensa di poter trovare una formula capace di adattarsi ad un ruolo, ad una personalità, ad un modo di concepire la politica e la società.
Ad esempio, la stragrande maggioranza delle riflessioni si è soffermata sulla perifrasi “salire in politica”, che sotto il profilo comunicazionale trovo anche banale.
Una locuzione ripresa direttamente dallo scrittore Roberto Saviano, che ripete ininterrottamente da ormai un bel po’ di anni, che in poche ore è divenuta confronto lessicale, analisi semiologica e slogan per i neonati Montiani. Come quel “scendere in campo” di Berlusconi, che ci ha accompagnato per oltre venti anni, così questa piccola locuzione sta costruendo lentamente il frame politico e culturale per la candidatura del premier uscente, forse non per volontà del Senatore a vita Monti, ma per il baccano “ipermediatico” che la discussione in Rete – e non solo – ha creato in queste ore.
Chissà, forse quel tweet è stato lanciato da qualcuno dello staff, magari dopo una piccola conversazione fatta in auto o in ascensore con il Senatore a vita, oppure è stato accuratamente ponderato dopo settimane di strategia (cosa che personalmente escludo categoricamente) ma sta di fatto che alla trasmissione Uno Mattina Berlusconi ha ripreso quel tweet ricordando di essere di “rango superiore” rispetto alla Politica, e che Monti ha fatto bene a dire di “salire” in quanto di rango inferiore al sistema politico, e di conseguenza al suo.
Ecco, dopo venti anni di metafore calcistiche che hanno fatto da sfondo, da frame e da narrazione al ventennio berlusconiano, ora ci troviamo davanti ad un tweet che per un effetto “bubble up”, dovuto alla discussione in Rete e tra gli opinion leader digitali, ci obbliga a dover affrontare un dibattito sul linguaggio politico sul “salire” e “scendere” in politica.
Personalmente non so se per entrare o per far politica bisogna salire o scendere (per evitare di dire a destra o a sinistra) ma su una cosa sono certo…delle volte ho la sensazione che stiamo parlando di tutto, di calcio, di cibo, di verbi, di assonanze, di strategie comunicazionali ma non di diritti, di cittadinanza, di democrazia, di cosa pubblica o, per dirla in una sola parola, di Politica.
27 Dicembre 2012