Lavori a Milano, in quello che una volta si chiamava terziario avanzato. Per mangiare a pranzo ti danno i buoni pasto: 6.50 euro al giorno. Se l’ufficio è in centro, con quella cifra ti puoi permettere un panino, acqua minerale e caffè. Dopo un po’ non ce la fai più: abbandoni il panino per un piatto di pasta e aggiungi la differenza di tasca tua. Oppure inauguri lo schiscetta time. In altre parole: ti porti il cibo da casa.
Sappi che sei in ottima compagnia. Secondo il Censis sono ben 7,7 milioni gli italiani che ricorrono spesso a questo sistema e, di questi, quasi 4 milioni lo fa regolarmente. Il motivo è semplice: risparmiano (spesso dirottano i buoni pasto sulla spesa, nei supermercati che li accettano) e, nel contempo, si nutrono in maniera un po’ più equilibrata (o almeno ci provano).
Un comportamento di cui si accorte anche le aziende, che si stanno muovendo per intercettare il popolo della schiscetta. Basta fare un giro nel reparto casa di un multistore oppure sfogliare il catalogo Tupperware per trovare più tipologie di lunch box: grandi, piccoli, seriosi, colorati. Ci sono persino quelli firmati da designer.
Ma, poiché non si può andare avanti tutto l’anno a insalata di riso e verdure grigliate, alcune aziende hanno lanciato il lunch box che permette di scaldare il cibo direttamente in ufficio. In pratica, uno scaldavivande portatile. Alcuni modelli vanno collegati alla presa elettrica mentre altri sono dotati di un cavo usb da connettere al pc. Per chi è a corto di idee, ci sono anche i ricettari. Reperibili gratuitamente on line oppure acquistabili in libreria.
E poi una miriade di accessori: dalle posate colorate in plastica, abbinabili al contenitore, al thermos, per avere caffè o tè sempre caldo a portata di mano. Insomma, un vero e proprio business della schiscetta…