E quindi Pietro Ichino non si candiderà. Non parteciperà alle primarie del Pd. E non sarà in Parlamento nella prossima legislatura. Lo avevo scritto e lo ripeto: è un duro colpo per Bersani. Comprendo le parole di Matteo Orfini, politicamente non fanno una piega, sono anche forti del risultato delle primarie, eppure contraddicono quanto detto dal segretario all’indomani del successo su Matteo Renzi.
Il discorso di Orfini è diverso, rigorosamente politico: la linea del segretario del Pd si è messa in discussione alle primarie e le ha vinte, quindi non c’è discussione.
C’è un però grande come una casa. Di cui Bersani dovrebbe tener conto. La rinuncia di Ichino sposta insorabilmente a sinistra il Pd e regala ai suoi avversari politici (che sia Monti, i centristi e/o Berlusconi) un’arma molto efficace. Relega il Pd a un’area politica più appiattita sulla Cgil e più distante da un respiro riformista. Forse così appare tutto più chiaro e meno ambiguo. Ma è una chiarezza che non so quanto faccia bene a Bersani. Anche perché, è vero che Renzi le primarie le ha perse. Ma quel 40% di elettori avrebbero dovuto trovare adeguata rappresentanza nel partito. Altrimenti potrebbe risultare difficile trovare una ragione per concedere il proprio voto.