Benigni è solo l’ultimo, in ordine cronologico, che ha parlato, e bene, della nostra Costituzione; i suoi articoli sono spesso citati durante manifestazioni sindacali dalla CGIL, da giuristi del calibro di Zagrebelsky, da giornalisti, da politici (vedi Napolitano che però..diciamo la interpreta un pò troppo) e da tanti appassionati studenti di scienze politiche che, lasciatemelo dire, fanno un pò i saputelli in materia, e ne narrano la sua ontologica bontà.
Alla luce però di venti, forse anche trenta, anni di ruberie, di instabilità, di confusione politica ed istituzionale mi domando: ma siamo sicuri che sia la più bella al mondo? Ahimè, conosco soltanto una sola costituzione straniera (quella svizzera) e già qui però, noto come la Confederazione sia molto più aggiornata costituzionalmente rispetto a noi.
Non si può infatti negare che la Costituzione Italiana sia frutto di un compromesso storico tra forze eterogenee come democristiani, comunisti, socialisti; forze che nulla avevano in comune se non l’obiettivo di ripartire dopo la tragica esperienza fascista ed evitare una nuova caduta autoritaria.
Già l’articolo 1 è prova di quando detto in precedenza: affermare ad esempio che l’Italia sia una Repubblica democratica fondata sul lavoro può essere interpretata come una concessione alle forze più di sinistra: peccato che poi però da questo principio non discendano effetti reali. La Repubblica infatti, non mi pare si prodighi ad aiutare i cittadini nella ricerca del lavoro, la disoccupazione non è anticostituzionale e quindi le parole gravissime della Fornero “Il lavoro non è un diritto“, secondo un’intepretazione costituzionalmente orientata, generano una frase corretta.
Ma anche l’eccessivo parlamentarismo: la grade interdipendenza tra Governo e Parlamento è un retaggio di un periodo storico ben definito, il secondo dopoguerra, dove c’era il bisogno di evitare un nuovo governo autoritario, ma al giorno d’oggi tutto ciò pare palesamente anacronistico e forse anche pericoloso per la stabilità e la credibilità delle istituzioni.
Per non parlare dei Patti Lateranensi poi, che però anche i più accesi sostenitori del “no al crocifisso nelle scuole” si dimenticano di contestare. O della mancanza di un’indicazione concreta sul sistema elettorale da adottare.
Come se non bastasse, la Costituzione non ci è giunta intatta, ma hanno fatto in tempo ad inserirci prima un bel nuovo Titolo V (parzialmente attuato), dal quale esce uno Stato più confusionale che regionale, con accenti di federalismo e una stravagante asimmetria tra regioni che non esiste neanche nelle nazioni meno accentratrici (vedi Svizzera).
In ultimo hanno inserito anche l’obbligatorietà del pareggio di bilancio, vincolo che potrebbe incidere come un macigno sulla ripresa dell’economia italiana.
Dopo tutto questo, vi ripeto la domanda: siamo davvero sicuri che sia la più bella al mondo?