Quando una persona decide che cosa e come mangiare, lo fa allo scopo di migliorare la salute e la forma del proprio organismo. Spostando la metafora dalla sfera personale a quella degli Stati, le ricette di politica economica possono essere viste come una sorta di dieta.
La definizione, dunque, e la misurazione di ciò che possiamo chiamare ‘progresso’, o ‘benessere’, termini tutti scivolosi e che necessitano attenzione e profondità d’analisi, diventa centrale per capire, come dice l’economista indiano Amartya Sen, quali sono i fini ultimi che si propone di raggiungere una società.
Se davanti ad una recessione, la migliore risposta è sempre quella di proporre un aumento del PIL, c’è da chiedersi se il ricettario preveda un’unica dieta o se, piuttosto, non ne esistano delle altre. Con questa serie di presentazioni per il sito quattrogatti.info, iniziata qui, ci proponiamo di affrontare il tema spinoso degli indicatori di benessere. E cerchiamo di farlo in modo divulgativo e il più possibile chiaro, sperando di poter veicolare il messaggio anche a persone che non hanno una formazione economica alle spalle.
La serie di presentazioni è divisa in tre parti: nella prima, descriviamo il PIL e le sue criticità, spiegandone la composizione, i punti di forza e di debolezza; nella seconda, faremo una carrellata delle alternative disponibili a livello internazionale; nella terza, infine, ci concentreremo sull’Italia e sugli sforzi dell’ISTAT, che sta per lanciare il primo rapporto sul BES (Indicatore di Benessere Equo e Sostenibile).
La letteratura sulla definizione e misurazione del benessere non è affatto nuova: accanto ai lavori dell’OCSE, si registra un’importante campagna statistica lanciata dal governo inglese due anni fa, per non citarne che alcune.
Il nostro lavoro non punta tanto a offrire un contributo originale ad una letteratura già ricca: ha l’obiettivo, piuttosto, di portare al centro dell’attenzione, in modo semplice ed esaustivo insieme, un tema che riteniamo centrale per qualunque agenda di governo, specialmente nel bel mezzo di una crisi che mostra, una volta di più, la complessità del modello di sviluppo corrente.
Con riferimento, inoltre, al dibattito della decrescita, per fugare ogni dubbio, non facciamo un manifesto in suo sostegno: misurare meglio il progresso non necessariamente significa produrre di meno.
Del resto, lo stesso Bob Kennedy, in un famoso discorso durante le primarie del 1968, ebbe a dire che “il PIL misura tutto, tranne ciò che rende una vita degna di essere vissuta”.
17 Dicembre 2012