Venezia nell’ottavo secolo
Venezia e Bisanzio sono due realtà che hanno condiviso un lungo percorso comune. Venezia, infatti, nacque in seno all’impero romano d’oriente, e si sviluppò con forza dopo l’invasione longobarda nel VI secolo, quando i profughi delle città romane costiere si rifugiarono nelle isole nella laguna veneta fondando quello che sarà l’embrione della Serenissima. Il successivo sviluppo dei contrasti tra Regnum Langobardorum ed Esarcato, portò a una grande offensiva da parte dal re longobardo Agilulfo, che sconfisse le truppe imperiali e conquistò Padova, mentre Rotari qualche anno dopo distrusse Oderzo, caposaldo imperiale.
Nel 730 d.C. Leone III, almeno secondo la solita storiografia, promulgò le leggi iconoclaste che sono ancora considerate il vero motivo dell’insurrezione delle popolazioni italiche contro il governo imperiale. A Venezia fu eletto Orso (o Ursus) come Dux, che divenne la rappresentazione del volere popolare in conflitto appunto con l’Esarco che rappresentava l’Impero. Dopo la definitiva caduta dell’Esarcato avvenuta nel 751, Venezia rimase l’unico legame con Bisanzio nell’Italia settentrionale, anche se iniziò ad avere sempre maggiore libertà di movimento. L’emancipazione della città lagunare si rendeva concreto man mano che il potere imperiale diminuiva nell’Adriatico, tanto che, Venezia fu di fatto indipendente già a partire dal X secolo. Come scrive Nicol “Venezia era come un girasole, con le radici saldamente piantate in Occidente latino, ma costantemente protesa a cogliere i raggi provenienti dall’Oriente greco”
Basilio II e Pietro II Orseolo
Pietro II Orseolo (991-1008), una volta eletto, dimostrò quanto ormai Venezia fosse forte e indipendente. La sua elezione, infatti, portò a un cambiamento abbastanza evidente della politica estera della città lagunare, tanto che lo stesso Giovanni Diacono, cronista dell’epoca, riporta le sue abilità diplomatiche. Nel 992 una missiva veneziana spedita a Costantinopoli agli imperatori Basilio II e Costantino VIII, lamentava i dazi eccessivi imposti ai mercanti lagunari e ne chiedevano se non la cancellazione, almeno l’alleggerimento. E’ in forma di crisobolla che risposero i Basileis, nel marzo del 992, concedendo dei privilegi commerciali a Venezia in qualità di città fedele e devota cristiana. Le concessioni che furono date si basavano sulla cancellazione della corruzione che avveniva nei porti di Costantinopoli, particolarmente elevata quando le merci erano di provenienza veneziana. In cambio, gli imperatori speravano che la stessa Venezia si rivelasse alleata fedele e che dimostrasse disponibilità.
Questa forma di alleanza commerciale divenne anche politica poco tempo dopo quando i Veneziani, guidati dal loro stesso doge, salparono da Venezia il giorno dell’Ascensione dell’anno 1000 per colpire i pirati dalmati. La spedizione si rivelò un grande successo: gli slavi si sottomisero e i pirati furono vinti in maniera definitiva, la vittoria fu così vivida che lo stesso Pietro II Orseolo assunse il titolo di Dux Dalmaticorum oltre a quello di Dux Veneticorum. Gli ottimi rapporti che si erano instaurati tra Pietro II Orseolo e Basilio II permisero un nuovo passo avanti verso la politica imperiale in Italia, infatti, la flotta veneziana fu richiesta per liberare Bari dall’assedio Arabo. Anche in questo caso l’operazione riuscì perfettamente e il Basileus ricompensò lautamente il Doge dando in sposa una nobile donna bizantina, a suo figlio Giovanni, che fu associato al potere ducale. La morte di Pietro e del suo erede avvenuta nel 1008, non sfasciò i rapporti cordiali che si erano instaurati; scambi diplomatici avvennero sotto i dogati di Domenico Flabanico (1032-1042), Domenico Contarini (1043-1071) e nei primi anni di Domenico Selvo (1071-1084).