Alle primarie del centro sinistra ho votato Matteo Renzi; con ogni probabilità alle elezioni politiche voterò per Mario Monti oppure (come seconda scelta) per Oscar Giannino.
Faccio coming out di fronte al partito che ho votato ininterrottamente dal 1994: ho firmato obtorto collo la Carta degli Intenti del centro-sinistra, passaggio necessario per votare alle elezioni primarie di qualche settimana fa (sembrano passati due decenni).
Firmando questa famosa Carta di Intenti mi sarei impegnato a votare alle elezioni politiche per il candidato che sarebbe emerso come vincente dalle primarie medesime. La clausola mi sembra orribilmente vessatoria: in nessun modo posso accettare che il mio voto alle elezioni politiche sia vincolato da una mia sottoscrizione precedente.
Chiamatemi pure fedifrago, ma io credo nel modello spaziale del voto. Che non è una roba alla Goldrake o alla Jeeg Robot d’Acciaio. Intendo dire che io voto per chi è più vicino alla mia posizione ideale. Supponete che Renzi sia a 3 centimetri a destra rispetto al mio punto ideale, mentre Bersani è a mezzo metro a sinistra rispetto a questo mio punto ideale. Supponete ancora che Monti, per la sua credibilità e per riforme come quella delle pensioni, sia 10 cm a destra della mia posizione ideale, mentre Giannino con il suo “Fare”, per le sue posizione liberistiche e per la presenza di bravi e seri economisti, sia a 15 centimetri a destra.
La matematica psicologico-elettorale non è un’opinione: poiché 10 centimetri sono meno di mezzo metro, voto Monti invece che Bersani. E penso di non essere il solo.
@ricpuglisi