Il senso della rottura, intesa come divaricazione rispetto a un iter collaudato e ad affermazioni del creare scenico senza picchi né scomode discussioni, nutre anche la seconda edizione di Wonderland. Un festival che si terrà a Brescia dal 1 febbraio al 24 marzo con l’intento di ripartire dalle nuove creatività, non attraverso l’azzeramento del vecchio, ma in linea con inedite riscritture forti di memoria.
Nelle intenzioni del direttore artistico Davide d’Antonio, Wonderland muove da un approccio di avanzamento, di salita di un gradino che non cementifichi gli archetipi delle fiabe, per esempio, ma torni a riabitarle come linguaggio inconscio comune che possa parlare senza ripetersi. L’idea riassunta nell’inglese rulebreaker cui il festival fa appello è, non a caso, la controtendenza che spezza l’omologazione per un oltre di sperimentazione creativa sotto altre vesti e versioni.
Sono quattordici in tutto gli appuntamenti previsti e distribuiti nei fine settimana tenendo conto di tre sezioni e due focus nello specifico dei progetti e delle compagnie che aderiranno. Un viaggio che non ha certo il gusto della dispersione, ma dell’affiancamento di visioni, generi e tecniche in un quadro corale direttamente esposto al rifiuto, come al più largo assenso per indagare collettivamente su gusti, miti e relazioni quotidiane.
Nell’ambito della nuova drammaturgia, da cui nasce la sezione Fabula, parteciperanno maestranze nazionali e internazionali tra cui Marcus Zohner che, con la sua compagnia svizzera, il 2 febbraio presenterà in prima nazionale Odysse, rilettura dell’epica di Omero in chiave di leggerezza pensosa. Ma già il 1 febbraio, prima data del festival, la Compagnia Dionisi proporrà Serate bastarde 1 muovendosi sicura in un ritratto affilato del Nord Italia. Da annotare anche l’appuntamento con Lo spiegone (23 febbraio): sette nuovi drammaturghi riuniti per una scrittura collettiva intitolata La dodicesima ora.
Più linea con i linguaggi visivi è la seconda sezione di Wonderland, Fabula Rasa, che accoglierà la giovane compagnia danese Rapid Eye per la prima volta in Italia con Quiproquo (9 febbraio), spettacolo che fonde danza, coreografie circensi e improvvisazioni di musica elettronica. Sempre in tema di linguaggi anche Matteo Latino, premio scenario 2011 con Infactory (1 febbraio), drammaturgia che indaga i trentenni attraverso la metafora di due vitelli prossimi al macello. Ma contaminazioni proverranno anche da La stanza (2 febbraio), una scatola sonora realizzata da Teatrino Giullare sul copione di Harold Pinter.
L’ultima sezione del festival, Fabula In-stabile, è poi quella maggiormente rivolta alle giovani compagnie cui verranno offerte residenza e visibilità: il 2 marzo Ex Vuoto Teatro proporrà una scatola-installazione dove gli attori vivranno al ritmo serrato di un video-clip e successivamente, il 16, sarà la volta di Teatro Inverso con Uno, primo esito di un percorso di sperimentazione dedicato alla violenza sulle donne.
Non meno controcorrente e fedele ai richiami dei rulebreaker anche Open up, settimana di incontri e spettacoli dedicati alla cultura omosessuale (il 15 febbraio Trasfigurata di Gianluca De Col, diario spirituale di una drag queen, e il 16 Comuni Marziani di Tecnologia Filosofica sul tema dell’affettività). All’interno di Wonderland infine anche Luoghi Comuni, festival a cura dell’Associazione delle residenze lombarde Etre con un programma fitto di diciotto spettacoli in quattro giorni.
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