Se esaminiamo le precedenti campagne elettorali di Berlusconi vedremo che in esse c’era una caratteristica comune. C’era, bello grande, il nemico. Erano i comunisti e lo Stato. Anche questa volta il volto del nemico è offerto in prima scena. Solo che è diventato un drago a più teste. Ci sono, infatti, i comunisti e lo Stato, ma campeggiano Fini e Casini e soprattutto l’odiata Germania.
La congiura, infatti, è il motivo dominante della propaganda dell’ex premier che sollecita tutto lo spirito anti-tedesco che corre nelle vene degli italiani. Ovviamente nemici sono i magistrati. Molto meno nemici invece sono i giornalisti e soprattutto quelli che voleva epurare. La vera differenza fra questa campagna elettorale e le altre è la diversa tempistica. Ieri il Cavaliere lo vedevamo partire lentamente, con grandi folle ossequianti, martellamento sui nemici e, infine, il colpo d’ala della proposta dirompente. Nel 2006 fu l’abolizione dell’Ici, vero dardo lanciato all’ultimo minuto.
Questa volta invece il Cavaliere si è giocato tutto fin dai primi secondi della partita. Ha messo insieme l’orazione contro i nemici, la baldanza fisica per rassicurare l’elettorato, le proposte clamorose, non si sa quanto infondate, sulle tasse e sull’economia in generale. Non si è lasciato nulla per l’ultimo minuto. L’ha dovuto fare. I suoi sondaggi erano disastrosi e per rimontare Berlusconi aveva bisogni di una massa critica di motivazioni propagandistiche che l’ha costretto a svuotare il suo arsenale di armi. E adesso, pover’uomo?
Adesso, dovrà sperare che non si ammosci tutto. La storia dei comunisti è un po’ logorata. Sui magistrati ha detto tutto e di più e può solo scendere agli insulti personali. Fini e Casini non sono una gran cosa propagandisticamente. Monti appena racconterà l’Italia che ha trovato lo stenderà. Le proposte berlusconiane hanno il grave handicap di essere già logorate e visibilmente irrealizzabili. Se le cose stanno più o meno così, gli avversari di Berlusconi non dovrebbero farsi impressionare dal tam tam mediatico che accompagna la nuova ridiscesa in campo del Caimano. Insisto, s’ammoscia, s’ammoscia.
Il tema è piuttosto come organizzare le cose in modo che l’attenzione degli italiani, tranne quelli che sono attratti dal “vaffa” o dalla procura di Palermo, sia concentrata attorno ai problemi che si possono risolvere. Qui la gara fra Monti e Bersani si fa interessante. Monti deve essere meno timoroso di apparire come il fiero contraddittore del Cavaliere. Poteva restare super partes, ha deciso di non farlo, adesso svolga bene il compito che si è dato, cioè quello di costruire un fronte moderato di rango europeo. È ovvio che dovrà polemizzare con la sinistra, ma è fondamentale che attragga i voti moderati che sono finiti nel calderone berlusconiano. Dovrò anche dire con chiarezza che il voto per il suo movimento sarà un voto di governo perché vincitore o perdente quella sarà la sua collocazione, anche personale. Bersani dovrà rinunciare alla tentazione di ribattere all’attuale premier e soprattutto ai grilli parlanti, cioè quegli ex che sembrano convinti di portare solo loro le stimmate del riformismo.
L’avversario è l’antipolitica, si chiami Ingroia, Grillo o Berlusconi. C’è da fare vedere agli elettori uno schieramento di salvezza nazionale che ha l’obiettivo di tenere l’Italia in Europa, di modernizzare il paese con coraggio, e di tenere alla larga dall’area di governo tutte le cangianti interpretazioni del populismo. È ovvio che l’avversario principale è Berlusconi e non Ingroia. Fa bene Bersani a non ingaggiare alcuna polemica con il magistrato che parla da consumato politicante già alle prime battute elettorali. Per lui e per il suo movimento vale il tema del voto utile. Sono loro, il loro raggrumarsi, la loro esistenza che mira a rosicchiare voti al centro sinistra la prova vivente che questa volta l’Unione è proprio morta. Anni fa si sarebbe stati tutti assieme.
Berlusconi e Lega invece sono la rappresentazione dell’Italia sconfitta, della terza guerra mondiale persa, perchè i generaloni del centro-destra ci stavano consegnando al generale Default. Di Grillo non dico. È una bolla elettorale, gonfia poco o molto non so. Alla fine sarà lui a scocciarsi. I suoi fan insultano chiunque lo critichi (rifatelo con me, non vi risponderò). Ma sono fan e con le curve sud non si discute, al massimo se ne sta alla larga.