Il caso è scoppiato nel pomeriggio, quando sui social network è approdata una dichiarazione resa da Claudio Marchisio, centrocampista della Juventus e della Nazionale, in un’intervista concessa a Style. Alla domanda del giornalista: “Ci sarà qualche giocatore che, al solo trovarselo davanti, le suscita una sana vena d’antipatia”, Marchisio ha così risposto: «Non qualche faccia in particolare, ma una squadra, soprattutto dopo le finali ruvide di Coppa Italia e Supercoppa: il Napoli. Quando me li trovo di fronte scatta qualcosa».
Vivaddio, finalmente un calciatore sincero che magari alimenta (in questo caso rinfocola, vabbè) anche una sana rivalità calcistica. Ma in Italia tutto questo non è possibile, il pianeta calcio esige omertà, a ogni livello. E così sui social i miei concittadini hanno cominciato a far circolare foto con epiteti poco carini nei confronti di Marchisio; sulla sua pagina Facebook juventini e napoletani se ne sono dette di ogni colore; e in serata la società Calcio Napoli ha persino diramato un comunicato ufficiale in cui le dichiarazioni di Marchisio vengono considerate «una grave offesa al Napoli e al calcio italiano. Ci sorprende che arrivino da un calciatore della sua statura che gioca in una squadra così prestigiosa. Auspichiamo che si tratti di un fraintendimento e ci aspettiamo chiarimenti dal giocatore e dalla Juventus».
Resto sempre più stupito. Capisco che già in passato Marchisio balzò agli onori delle cronache per aver aggiunto “ladrona” a Roma mentre cantava l’inno di Mameli con la Nazionale, ma in quest’intervista non ha detto nulla contro la città di Napoli, i napoletani e i meridionali (e sì che negli stadi ce ne cantano, eccome, il problema razzismo non riguarda solo Boateng). Ha solo rivendicato il diritto di avere una sana antipatia calcistica. Francamente un ulteriore (se mai ce ne fosse ancora bisogno) sdoganamento per i tifosi del Napoli, la certificazione, l’ennesima, che la Juventus ci teme.
E invece no, pare che Napoli debba risultare per forza simpatica. Come un tempo, per dirla alla Massimo Troisi, il napoletano non poteva viaggiare ma solo emigrare. Dimenticando che i simpatici, nel calcio come nella vita e nell’amore, sono gli innocui.
Finirà col povero Marchisio costretto a ritrattare e i calciatori che rilasceranno, se possibile, interviste ancor più banali di quelle con le quali ci allietano nel dopo partita. Peccato.