Il migliorabileConfessione di un vecchio misantropo che odia il Capodanno

Sì lo confesso:odio il capodanno. Ormai sono più di quaranta i primi di gennaio attraversati e vissuti ma ancora non sono riuscito a fare pace con questa festa del divertimento obbligato, questa sa...

Sì lo confesso:odio il capodanno. Ormai sono più di quaranta i primi di gennaio attraversati e vissuti ma ancora non sono riuscito a fare pace con questa festa del divertimento obbligato, questa sarabanda in onore di un nulla, frutto della fantasia e delle necessità dell’uomo, la cosa più impalpabile che ci sia, come il tempo che scorre e che ci è comodo codificare in anni.

Odio l’attesa spamodica dell’arrivo, il rituale puntuale del “dove si va quest’anno?”, odio la predica laica del Presidente della Repubblica senza che nessuno possa evitarla senza spengere il televisore, la disputa annuale a tavola tra sostenitori del cotechino e quelli del tortellino, odio la tombola con i fagioli insacchettati dagli anni ’70 che l’appassionato del caso, sempre presente alla cena di Capodanno, custodisce come reliquie in odore di sacralità, odio la diretta Tv del veglione condotta dall’eternamente biscottato Carlo Conti, attorniato da vallette in bikini pur nel gelo di un palco all’aperto, odio i messaggini riciclati e preconfezionati che puntualmente cominciano a fioccare dalle conoscenze più improbabili che durante l’anno vedrai una volta salutandole per strada, odio il trenino e le canzoni degli anni’70 sempre quelle tutte gli anni, odio la gara a chi rientra più tardi a casa perchè è così figo fare l’alba,odio la ricerca ossessiva e maniacale di una compagnia femminile per la notte perchè “chi lo fa a Capodanno lo fa tutto l’anno”, odio, anzi non odio affatto, i cornetti alla crema che ogni anno alle 6 da vent’anni a Capodanno consumiamo alla Pasticceria Etrusca di Perugia.

Poi odio il mal di testa del primo gennaio, quel cerchio alla testa continuo che solo l’arrivo della Befana farà svanire, il fischio alle orecchie stagnante a causa di quei dannati “botti” che i miei gatti odiano più di me, costringendomi a chiudere persiane e tapparelle in modo ermetico e a tenere il volume del televisore alto in casa, anche se non c’è nessuno, per attutire l’effetto degli scoppi, le telefonate del giorno dopo sempre uguali nei secoli (“Ah io l’anno prossimo vado in America”, “Ah io invece smetto con i botti e con i balli e me ne vado in un convento” etc) e poi odio gli avanzi del giorno dopo, quelle padellate di roba fatta sempre per il triplo della gente e sistematicamente destinata a finire nel secchio dell’immondizia.

Non odio solo il fatto che anche per quest’anno la tortura sia finita e che tra 364 giorni “vedrai che, te lo giuro, stavolta davvero lo faremo a New York”. Non so ancora dirti come quando ma vedrai che un bel giorno anche il tuo Capodanno, caro Migliorabile, cambierà…

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