Vienna, 2013
Eccomi, sono tornata a Vienna.
In realtà sono qui ormai da cinque giorni, ma mi sono successe talmente tante cose, brutte e belle, che non avevo la testa né la voglia di scrivere.
Faccio un po’ fatica anche adesso, ma se non mi decido a ricominciare, poi non lo faccio più.
Sarei dovuta andare a Londra, non ci sono andata.
Dopo due settimane passate a casa in Italia, sono di nuovo in camera mia a Vienna, sul mio tavolo disordinato. La mia candela della diptyque regalatami dalla zia al compleanno si sta sciogliendo accanto a me e delle roselline, sempre ricevute al compleanno stanno già un po’ appassendo.
Vienna oggi è fredda, umida e tutta bianca.
Sono andata a canto e ho cantato un Lied di Wolf: “Mein Liebster singt am Haus”, mi piace molto, ho fatto qualche errore di ritmo ma la voce andava bene tranne quando ho dovuto tenere a lungo una nota all’interno della parola “weinen” (piangere), non c’era abbastanza emozione e voglia di piangere in quel mio suono, e pensare che in questa settimana ho pianto tanto. Spero domani di fare meglio.
Sì, ho pianto abbastanza, ma ho anche riso molto, è stata una settimana un po’ pazza per quanto riguarda i sentimenti.
A proposito del riso mi viene automaticamente da allacciarmi al concerto che sono andata a sentire giovedì. Sono stata invitata dal mio amico Lech. Questa volta i protagonisti erano i pianisti: la classe di piano e più precisamente di accompagnamento vocale del professor David Lutz.
Ogni pianista accompagnava un cantante. Il livello sia dei pianisti che dei cantanti era alto. A mio parere poi due pianisti erano più ad alto livello degli altri.
Hanno suonato e cantato Lieder di Hugo Wolf, W. A. Mozart, Franz Schubert, J.S. Bach.
Dopo il concerto tutta la classe di piano è andata a cena fuori e anch’io sono andata con loro.
Abbiamo mangiato all’austriaca: Wienerschnitzel con insalata di patate.
È stato molto divertente, abbiamo occupato un tavolo lunghissimo, saremo stati almeno in 25. Ovviamente quando si è così in tanti è impossibile parlare con tutti, ma io ero molto felice del mio posto. Ero seduta accanto al mio amico Lech (assolutamente il miglior pianista della serata) e vicino ad una ragazza che aveva cantato: Megan, proveniente dal Sudafrica!
Eravamo tutti così stretti che io ero esattamente sull’angolo del tavolo e in Polonia c’è il detto che chi si siede sull’angolo non si sposerà mai. Aiuto!
Il professor Lutz alla fine ha invitato tutti i cantanti per ringraziarli del lavoro svolto con i suoi allievi pianisti, l’ho trovato un gesto molto gentile.
Quello che mi preme dire è che questo Klassenabend (serata di classe) è stato molto più elegante, sobrio e allo stesso tempo di miglior qualità rispetto a quelli di canto che sono andata a sentire prima di Natale.
I cantanti qualche volta purtroppo si lasciano trasportare da un’onda di cattivo gusto.
Terminata la cena Lech, Nadja ed io siamo stati gli ultimi ad alzarci, non era ancora tardi quindi ci siamo diretti fino alla Landstraße a piedi, pur essendo gennaio la temperatura era accettabile e l’aria profumava di pulito.
Lech mi ha avvertita che questa meraviglia sarebbe durata ancora poco, infatti è da tre giorni che si gela e come vi ho già detto all’inizio tutto è bianco.
A proposito di gelo mi ha anche raccontato una barzelletta: Siamo in Russia, nella Siberia orientale e la temperatura è di -50 gradi, uno studioso europeo chiama svariate famiglie per un sondaggio. Risponde una signora e lo studioso: “Buongiorno signora, chiamo per un sondaggio, volevo sapere quanti gradi avete lì?” La signora: “Oggi siamo a -15.” Lo studioso: “Come -15, io pensavo che foste quasi a -50!” La signora: “Ahhhhhh, ma lei vuole sapere la temperatura esternaaaaaaaa!!!!!!!”
Con questa barzelletta ci siamo lasciati e siamo tornati a casa.
Tutto questo è successo il 10 gennaio quindi 5 giorni fa.
Oggi è già il 15, ho cantato meglio di ieri, ho cantato Cherubino “Non so più cosa son cosa faccio”, sono abbastanza soddisfatta.
Non sono neanche le 17 ed è già quasi buio, e oggi c’era il sole raro e pellegrino da queste parti.
UN SALUTO.