Storie di Medioevo e BisanzioIl leone dell’Arsenale

Siamo nel XVII secolo. Venezia ha perso gran parte della sua forza coloniale. Cipro era caduta nel 1571 in mano ai Turchi, e il suo governatore, Marco Antonio Bragadin, era stato orribilmente scuoi...

Siamo nel XVII secolo. Venezia ha perso gran parte della sua forza coloniale. Cipro era caduta nel 1571 in mano ai Turchi, e il suo governatore, Marco Antonio Bragadin, era stato orribilmente scuoiato vivo e torturato fino alla morte. Ora era il turno di Creta. La Sublime Porta spingeva affinché la bandiera con la mezza luna sventolasse anche su Candia, la capitale dell’isola veneziana. La città correva un grave pericolo e il governo della Serenissima decise di inviare un valido e giovane comandante chiamato Francesco Morosini, per difenderla.

Una volta giunto approntò una difesa così impenetrabile, e galvanizzò le poche e malridotte truppe veneziane, che la città resistette alla pressione turca per ben ventitré anni. Dopo questo periodo Candia divenne un cimitero. Vi avevano perso la vita ben 30mila veneziani e 80mila turchi. Morosini decise di arrendersi e di lasciare la città ai nemici. In quegli anni aveva arguito grandi doti di soldato e soprattutto di comandante, doti assai importanti per quel periodo. L’impero veneziano si stava disgregando sotto i colpi della mezzaluna turca e con esso lo strapotere commerciale che ne derivava. Venezia stava tramontando lentamente ma inesorabilmente. Fu proprio Morosini a segnare invece un’inversione di rotta, anche se parziale, dell’antica potenza lagunare. Aveva un carattere molto autoritario e non gradiva subire ordini, tanto che fu addirittura processato, anche se poi fu dichiarato totalmente innocente, per insubordinazione e per appropriazione indebita.

Nel 1683, scoppiò la guerra tra Austria e Turchia, in quel periodo avvenne il famoso assedio di Vienna da parte del Sultano. Venezia, allora, decise di aderire alla Lega Santa per riconquistare i suoi antichi domini in Oriente. Morosini fu così nominato Capitano Generale da Mar e partì alla volta della Grecia. I risultati furono clamorosi. Nel 1685 caddero in mano veneziana Corone, dopo un lungo assedio, e Modone, ricostituendo gli antichi “occhi di Venezia”. Fu poi la volta dell’intera Morea nel 1687 per poi continuare con Lepanto, Patrasso e infine Atene. Fu in questa città che il Capitano recuperò, dopo aver distrutto il Partenone con un colpo di cannone (era stato trasformato dai Turchi in un deposito di polvere da sparo), il grande leone che fu mandato, assieme a molto altro bottino, a Venezia. Nello stesso anno, Francesco Morosini tornò in patria osannato dalla popolazione della città per le grandi vittorie contro i Turchi. Il senato veneziano lo nominò il “peloponnesiaco” per via delle sue gesta in Oriente. Fu uno dei pochi personaggi veneziani a ottenere in suo onore un busto in bronzo.
Morosini aveva saccheggiato il Pireo e aveva portato a Venezia, tra le molte cose, una bellissima e grandissima statua raffigurante un grosso leone. Esso misura quasi 3 metri e fu posto di fronte all’ingresso dell’Arsenale, dove si trova tutt’oggi.

Parrebbe una statua come tutte le altre, invece cela un piccolo segreto. Sul suo corpo si possono leggere diverse iscrizioni con caratteri runici. La scrittura segue la forma di un drago, così come molte altre similari trovate in Scandinavia.
Ma cosa ci fanno delle rune nordiche in Grecia e poi a Venezia?
La risposta è legata alla presenza di una particolare truppe d’élite dell’impero bizantino conosciuta come Variaghi. Questi soldati provenivano dall’estremo nord, all’incirca dall’odierna Russia Europea e oltre ad offrire degli scambi commerciali con Bisanzio, si offrivano come mercenari. La loro qualità militare era molto apprezzata. D’indole fiera e di carattere indomito, il soldato variago non si ritirava mai dallo scontro e garantiva una robusta base per la tattica imperiale bizantina. Il primo periodo, siamo nel IX secolo, l’utilizzo delle truppe variaghe fu molto raro, ma dal 988 divennero parte integrante del sistema militare bizantino. In quella data, infatti, il principe di Kiev, appena convertitosi al cristianesimo e impalmato la sorella dell’Imperatore Basilio II, inviò a Costantinopoli ben 6000 variaghi perfettamente armati e pronti per la guerra.
Divennero ben presto la guardia del corpo dell’Imperatore di Bisanzio. Non provenivano solamente dalla Russia pure dalla Norvegia, dalla Svezia e dall’Inghilterra (specie dopo la conquista normanna). Il servizio a Bisanzio era considerato come una grande fortuna e non tutti potevano accedervi. Servirono l’Imperatore pure il re di Norvegia, Harald III, e molti altri capi tribù. Chiamavano la città di Costantinopoli, Miklagaror, che nel loro antico idioma significava “grande città”.
Uno di questi variaghi, o più di uno di loro, incise sulle spalle e sul dorso del leone, alcune frasi che sono state tradotte dal norvegese Rafn nel XIX secolo.

Lato destro del leone:

• ASMUDR : HJU : RUNAR : ÞISAR : ÞAIR : ISKIR : AUK: ÞURLIFR : ÞURÞR : AUK : IVAR : AT : BON : HARADS : HAFA : ÞUAT : GRIKIAR : UF : HUGSAÞU : AUK : BANAÞU :
(traduzione) Asmund incise queste rune con Asgeir e Thorleif, Thord e Ivar, su richiesta di Harold l’Alto, nonostante i greci riflettendoci lo vietino.

Lato sinistro del leone:

• HAKUN : VAN: ÞIR : ULFR : AUK : ASMUDR : AUK : AURN : HAFN : ÞESA : ÞIR : MEN : LAGÞU : A : UK : HARADR : HAFI : UF IABUTA : UPRARSTAR : VEGNA : GRIKIAÞIÞS : VARÞ : DALKR : NAUÞUGR : I : FIARI : LAÞUM : EGIL : VAR : I : FARU : MIÞ :RAGNARR : TIL : RUMANIU . . . . AUK : ARMENIU :
(traduzione) Hakon con Ulf e Asmund e Örn conquistarono questo porto. Questi uomini e Harold l’Alto imposero una forte tassa a causa della rivolta dei greci. Dalk è tenuto prigioniero in terre lontane. Egil è andato in missione con Ragnar in Romania e in Armenia.

Come si può vedere appare il nome di Harold l’Alto che molti storici hanno riconosciuto come Harald III, futuro re di Norvegia e al servizio di Bisanzio dal 1035 al 1043. Peccato però che la datazione delle rune sul leone sia di almeno un secolo prima.
Il mistero rimane così irrisolto, chi avrà scritto queste rune e specialmente, perché le scrisse?

Poiché non c’è risposta, potete dirigervi a Venezia e andare a vedere di persona queste iscrizioni sul corpo del grande leone che si trova di fronte l’ingresso dell’Arsenale.
L’antica Serenissima offre molto, oltre Piazza San Marco!

(traduzione della lingua norvegese da wikipedia, immagini da wikipedia)

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