La notizia è questa. In India ha aperto il primo tribunale composto di sole donne per giudicare crimini contro le donne. La notizia fa impressione. Innanzitutto per il numero dei crimini commessi contro le donne. Talmente alto da richiedere l’apertura di una serie di tribunali di genere. Uno scenario inquietante, agghiacciante, che ha la punta dell’iceberg nello stupro-omicidio commesso ai danni della studentessa di Nuova Delhi morta dopo due settimane di agonia.
In secondo luogo, il tribunale di genere induce a una riflessione più ampia. E più triste. Che abbraccia grettezze quali la solidarietà di genere, l’incapacità da parte di un maschio di valutare la portata del danno e della violenza perpetrati a una donna. È una dichiarazione di resa culturale che mi colpisce. Sia chiaro, non entro qui nel merito della decisione di dar vita a tribunali ad hoc: è sicuramente giusta ed è stata resa necessaria dal susseguirsi dei crimini, quindi non la discuto.
Mi atterrisce e mi rattrista profondamente l’idea che si sia perduta la speranza di poter contare su una giustizia scevra dai pregiudizi di genere. È un ritorno al passato che meriterebbe un dibattito ampio anche da noi. Non solo in India.