FuoriserieL’amore ai tempi di internet: quando il fandom si fa dark

Ieri, #sappiatelo, ho scoperto chi sono i One Direction. Mi sono sentita vecchia, tutto ad un tratto. C’è tutto un mondo musicale “moderno” là fuori, di cui sono completamente ignara. Non che sia u...

Ieri, #sappiatelo, ho scoperto chi sono i One Direction. Mi sono sentita vecchia, tutto ad un tratto. C’è tutto un mondo musicale “moderno” là fuori, di cui sono completamente ignara. Non che sia un esperta di musica. Anzi, tutt’altro. Ma a quanto pare i One Direction sono famosi e io non lo sapevo. E ho scoperto che hanno persino un fandom, animatissimo, le directioners. Tutto questo grazie a Flora, una 17enne bolognese, che fino a ieri per la Rete era nessuno, oggi ha un account Twitter di 12mila followers.

Per chi si fosse persa la notizia, eccola in breve: a quanto pare Flora ha vinto un concorso, il premio era un biglietto per i suoi idoli (i One Direction, appunto). E’ volata a New York, li ha incontrati, ha postato foto e sono arrivate le minacce (dettate dall’invidia) su Twitter. Repubblica ha immortalato la notizia, con tanto di messaggi inviati alla giovane tramite il social network più in del momento: “Devi morire”. “Fai un aerosol con il gas”. “Lavati con la benzina e asciugati con l’accendino”.

Ieri su Twitter non c’era modo di non imbattersi la notizia. #IoStoconFlora è il primo hashtag a essersi imposto nella classifica, seguito da #StayStrongFlora e in serata sostituito da #LeDirectionersNonFannoBullismo, portato alla ribalta da tutte le fan che si sono sentite chiamate in causa e additate come cyberbulle, ovvero le bulle ai tempi di internet. Ah, giusto per complicare ancora un po’ la faccenda, nella diatriba sono entrate anche le Beliebers, ovvero le devote a Justin Bieber, pronte ad appoggiare le colleghe e amiche.

Le Directioners, in tutta risposta, hanno detto di essere loro stesse continuamente soggette ad atti di bullismo via web, criticate – cito le parole di una replica circolata ieri – “per questa passione per quei 5 ragazzi. Continuano a riempirci di insulti, a minacciarci, a volere la nostra morte, ad augurarci un cancro, la morte dei nostri genitori, la nostra estinzione, ma nessuno ne parla. Alcune persone non hanno retto l’accumularsi di tutti gli insulti per ogni cosa (peso, modo di essere e gusti musicali) ed hanno scelto il suicidio come via di fuga. Ma di questo nessuno ne parla o, se ne parla, lo si fa in maniera superficiale”.

Okay, premetto che non so come è andata la faccenda. Non ho modo di verificare la storia di Flora, di sapere come davvero si sono svolti i fatti, di constatare se i messaggi sono pochi e ristretti a un circolo di bulli o se arrivano dal fandom delle Directioners. Il bullismo, cyber o meno, è da condannare, sia nei confronti di Flora che in quello delle fan di questo gruppo musicale. Sarà una frase buonista, ma quando ci sta, ci sta.

Detto questo, ciò che mi sorprendeva è l’evoluzione (o involuzione) del fandom ai tempi di internet. Noi fanatici seriali con i fandom ci bazzichiamo: del resto una traduzione italiana del termine è proprio “mondo di appassionati”. Le adolescenti di oggi, nate quando internet già c’era, molto probabilmente non sono avvezze a pensare a un fandom che non sia digitale, ovvero a una comunità che condivide interessi, passioni e che ne parla, apertamente, in forum, pagine e social network. Ma quando il fandom è nato, in America, negli anni Trenta, internet doveva essere ancora immaginato. I gruppi di fan (allora erano di appassionati di fantascienza) avevano ritrovi reali, luoghi in cui incontrarsi (e nel corso degli anni e dei decenni) coordinarsi a livello nazionale. Il fandom moderno è molto più accessibile, sia chiaro. Ma ha portato all’interno di questa subcultura un lato dark, ovvero l’anonimato. Che è quello che fa sfociare in commenti come “Devi morire”. “Fai un aerosol con il gas”. “Lavati con la benzina e asciugati con l’accendino”. E’ lo stesso anonimato che protegge (o dovremmo dire istiga) chi si diverte a commentare blog e notizie insultando il giornalista o il blogger.

Con un’aggravante in più: l’effetto domino. Inizia uno e tutti seguono a catena. Se il mondo seriale televisivo (per fortuna) è – da quanto posso aver testato personalmente – esente da queste generazioni, altri settori (come quelli musicali) a quanto pare no. Forse dipende dall’età dei fan (l’adolescenza – scusatemi – è spesso l’età della stupidera). O forse no. Una cosa è certa. Che tra bimbiminkia e snob, il Web oggi è più complicato. E l’amore (televisivo, seriale, musicale, artistico, cinematografico) ai tempi di internet un po’ più dark.

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