Mercato e LibertàLe conseguenze economiche del berlusconismo

Su Libertiamo pubblico un sunto dei risultati di politica economica dei governi Berlusconi, soprattutto 2001-2006, anni in cui governò per un'intera legislatura. I risultati sono devastanti: Spesa...

Su Libertiamo pubblico un sunto dei risultati di politica economica dei governi Berlusconi, soprattutto 2001-2006, anni in cui governò per un’intera legislatura.

I risultati sono devastanti:

  • Spesa pubblica in aumento nonostante il calo della spesa per interessi dovuto all’introduzione dell’euro. L’aumento della spesa fu quindi dovuto alla componente primaria.
  • Risanamento del debito pubblico interrotto nel 2002 dopo circa un decennio di serietà fiscale da parte dei governi precedenti, che ha prodotto un rapporto debito/PIL molto maggiore di quanto sarebbe potuto essere all’inizio della recente crisi economica.
  • Nessun risultato rilevante sulla riduzione della pressione fiscale – l’analisi è su dati macroeconomici e non tiene conto del contributo del berlusconismo allo stato di polizia fiscale (Equitalia, solve et repete, Redditometro).
  • Nessun risultato rilevante sulle liberalizzazioni. Qui l’analisi è troppo aggregata e si tiene conto dei punteggi nelle classifiche Doing Business che però parte nel 1994) e Index of Economic Freedom che considerano vari indicatori. Alcuni migliorano altri peggiorano, in media i cambiamenti sono stati irrilevanti sia con Berlusconi che con gli altri.
  • Un differenziale di crescita economica e di crescita della produttività che si acuito dopo la crisi del 2000, senza mai riprendersi, tranne di recente per via del tracollo dei tassi di crescita economica in altri paesi europei.

Le cose buone fatte da Berlusconi si contano sulla punta delle dita, dalla riforma pensionistica dello ‘scalone’ poi cancellato da Prodi per tener buono Bertinotti, alla riduzione del tasso di crescita della spesa pubblica dal 2009 al 2011, dopo aver contributo a farla aumentare notevolmente in precedenza.

Monti ha strangolato l’economia con le tasse e non ha fatto alcuna riforma rilevante né per liberalizzare né per tagliare la spesa (con l’eccezione della riforma Fornero delle pensioni), ma prima di rimanere vittima della retorica berlusconiana sulle tasse, occorre ricordare un po’ di cose:

  • Le tasse servono a finanziare la spesa e chi rende necessario l’aumento delle tasse è chi aumenta la spesa, cioè, in passato, soprattutto Berlusconi che ha governato più a lungo.
  • Il debito pubblico causa una parte cospicua della spesa, deprime la crescita e rende più instabile il sistema finanziario, oltre ad impoverire l’economia reale rendendo ‘necessaria’ la repressione finanziaria (sia sotto Berlusconi che sotto Monti) per deviare risorse verso il settore pubblico. E il principale responsabile del mancato consolidamento del debito negli ultimi quindici anni è stato Berlusconi.
  • Berlusconi non ha mai ridotto la pressione fiscale quando è stato al potere, nonostante la retorica sull’IMU.
  • La crescita si ottiene con la stabilità finanziaria, che Berlusconi ha messo in pericolo, e le liberalizzazioni e la riduzione del carico fiscale che né Berlusconi né nessun altro hanno fatto.

Purtroppo nessuna delle coalizioni maggiori (Bersani, Monti, figuriamoci Grillo) si rivelerà molto migliore di Berlusconi, ma almeno quest’ultimo sarebbe ora di archiviarlo, visti i danni che ha causato a questo paese. Una sinistra moderna avremmo potuto averla se avesse vinto Renzi. Creare una destra moderna sembra un’impresa ancora più ardua.

Pietro Monsurrò

@pietrom79

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