Roberto Saviano e Luigi De Magistris: nel bene e nel male, due simboli della Napoli, stanca e ferita, di questo ultimo decennio; due simboli spesso accostati, uniti dalla voglia di un cambiamento, di una rinascita civile e culturale della loro città. Due simboli che, nel corso degli anni, si sono ammiccati, corteggiati, rispettati.
Ma se i simboli solitamente hanno la capacità di unire le persone, lo scrittore e il politico pare siano dotati del potere inverso, dividendo l’opinione pubblica in fazioni pro e contro.
Il giornalista di “La Repubblica” è amato per il suo coraggio, ha narrato la camorra come nessuno aveva fatto mai e, per questo, ha anche messo in pericolo la sua persona; i suoi detrattori al contrario lo accusano di aver sfruttato e distrutto l’immagine di Napoli, di essersi immolato a “paladino della giustizia” solo per un mero tornaconto personale.
L’ex P.M. invece, dopo aver sbaragliato bassolinani e cosentiniani nella corsa per Palazzo San Giacomo, ha ridato lustro alla città con numerose manifestazioni, come l’American’s Cup, e decisioni importanti, su tutte la pedonalizzazione del lungomare. Tutto molto bello, ma troppo poco per chi invece lo contesta, e lo accusa di essersi occupato di “frivolezze”, senza riuscire ad incidere sui veri problemi della città. Ad aumentare le polemiche, i repentini divorzi con alcuni membri della sua Giunta.
Ora sono proprio loro, i due simboli della nuova Napoli, a cantarsele di santa ragione sulle pagine di alcuni quotidiani nazionali. Causa scatenante il divieto opposto a Saviano dal Comune di effettuare delle riprese a Scampia per una fiction basata su Gomorra. Il motivo sarebbe quello di preservare una zona, già troppo problematica, da inutili spettacolarizzazioni che minerebbero nuovamente il volto della città. E se fino all’altro giorno i due andavano a braccetto, ora è proprio Saviano che, come il più duro degli oppositori politici di De Magistris, lo accusa di non saper accettare le critiche e di non occuparsi di problemi seri, rifiuti in particolare. Inutile dire che il sindaco ha contestato allo scrittore di non essersi mai preoccupato realmente di Napoli, di non aver mai proposto nulla e si domanda se, in questa polemica, non ci sia qualche mira politica.
Risultato? Saviano e De Magistris escono sconfitti entrambi da questa stupida, sterile e puerile polemica e, purtroppo, rischiano nuovamente di far perdere la cosa più importante: Napoli. Il loro atteggiamento, già normalmente egocentrico, esplode e diventa totalmente megalomane appena qualcuno o qualcosa si permette di criticare o contestare una loro scelta.
Saviano, che avrà anche scritto in buona fede Gomorra e non aveva previsto gli effetti distorsivi del suo libro, continua a infierire su un malato grave e resto sbigottito come una persona del suo spessore realmente paia non accorgersene e non capire quanto male abbia già fatto e rischia di fare ancora. De Magistris, nelle antipatiche vesti di censore d’altri tempi, rigira maldestramente la cosa sul versante politico e pare aver conservato ancora l’istinto complottistico del P.M.
Non ci resta allora che ripiegare in Cavani; lui si, almeno sul versante sportivo, simbolo di Napoli. Con la speranza che presto ci siano tanti “matador” anche nella politica e nel giornalismo partenopeo.