Tempesta di cervelliL’Odore dei Soldi: quando l’antiberlusconismo diventa mercato e tappa le bocche

Lo fa qualcuno, non lo fanno tutti, ma loro non avrebbero dovuto farlo. Santoro e Travaglio avranno anche vinto la battaglia degli ascolti, ma hanno perso quella della credibilità giornalistica. Pe...

Lo fa qualcuno, non lo fanno tutti, ma loro non avrebbero dovuto farlo. Santoro e Travaglio avranno anche vinto la battaglia degli ascolti, ma hanno perso quella della credibilità giornalistica.

Per Marco Travaglio il duro scontro con Silvio Berlusconi ufficialmente inizia prima, il 14 marzo del 2001, per Michele Santoro passerà ancora un anno, il 18 aprile del 2002. Da una parte l’intervista concessa, dal giornalista lanciato da Montanelli, a Daniele Luttazzi in occasione dell’uscita del libro “L’Odore dei Soldi”, dall’altra l’ormai famoso “Editto Bulgaro” con il quale Silvio Berlusconi nei fatti tagliava fuori dalla Tv pubblica Santoro, Biagi e lo stesso Luttazzi.

Sono passati più di dieci anni ed in questo periodo in Italia è nato il mercato dell’antiberlusconismo. Quando il Cavaliere, iniziando la lettura della sua famigerata lettera contro Travaglio, ha dichiarato di essere il “suo core business” aveva ragione. Andando a cercare su Wikipedia l’attività editoriale del giornalista torinese ci si annoia quasi a stimare il volume di opere da lui pubblicate, per la maggiore dopo il 2001 e contro Berlusconi o la Casta: i libri sarebbero 30; una miriade di prefazioni e postfazioni; 11 DVD, buona parte pubblicati con la Casaleggio Associati; spettacoli teatrali; cinema; per non contare il suo quotidiano e le trasmissioni televisive di Santoro.

Un mercato vero e proprio che prima si è concentrato contro Silvio Berlusconi e poi ha puntato il suo mirino contro la Casta intera, allargando così il suo potenziale bacino. Interessanti dal punto di vista editoriale sono gli intrecci tra case editrici e studi di comunicazione: come detto la Casaleggio Associati pubblica buona parte dei DVD di Travaglio, poi vi è la casa editrice ChiareLettere che ha pubblicato buona parte dei suoi libri ed una vasta gamma di opere anti-Casta, ma che è anche tra i soci che partecipano a Il Fatto Quotidiano e tra gli organizzatori del progetto di Servizio Pubblico trasmesso sulle emittenti locali, questo perché la casa editrice è di proprietà di uno dei più grandi editori nel campo dell’emittenza privata. Qui entra in gioco Santoro che spesso ha fatto da traino, sin dai tempi di Anno Zero, alle pubblicazioni di ChiareLettere (vi ricordate il mega-maxi-tavolo-schermo con le copertine dei libri marchettati?). Il discorso sarebbe lungo e articolato (magari in un post dedicato lo affronteremo), ma quello detto fino ad adesso serva per arrivare al punto principale.

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Santoro durante l’ultima trasmissione di Servizio Pubblico (al minuto 3 del video sopra) dopo la lettura della lettera dice a Berlusconi: “Lei non sta rispettando le regole che ci siamo dati, quindi le persone che hanno concordato per lei queste regole: di non entrare nel merito dei processi..” – il significato di questa frase sta dietro la logica del mercato dell’antiberlusconismo e dell’anti-Casta.

Qualcuno potrebbe obiettare: “ma è normale, Santoro è un giornalista, fa il suo mestiere e cura i propri interessi” – vero, se imbavagliamo, leghiamo, narcotizziamo e chiudiamo in uno stanzino l’etica professionale. Un giornalista per avere ospite in studio un politico che farà sicuramente schizzare gli ascolti verso numeri importanti dovrebbe accettare di non porgli domande scomode? Proprio quelle che da dieci anni attendiamo che Travaglio e Santoro gli facciano?

Lo fa qualcuno, non lo fanno tutti, ma loro non avrebbero dovuto farlo perché negli anni si sono caricati della responsabilità di sbugiardare politicamente e giornalisticamente il Cavaliere: in nome dell’etica non avrebbero dovuto curare prima di tutto i loro interessi.

In questi giorni mi è venuto in mente un altro periodo dell’era berlusconiana: quello delle telefonate. Una di queste ha fatto storia: è quella nella quale Floris gli ha riattaccato il telefono in faccia.