Nella richiesta di cittadinanza russa prima di Gerard Depardieu e a quanto pare da poche ore anche di Brigitte Bardot si assiste a un’inversione di rotta della storia, sancita trenta anni fa dalla rottura clamorosa di Yves Montand, l’uomo–cinema della sinistra francese. Fu proprio nel 1981, intorno ai giorni cupi della repressione anti-Solidarnosc, che iniziò quel divorzio.
Iniziava così la stagione di rottura decisiva del mondo intellettuale con la sinistra tradizionale e con il comunismo che per molti aspetti aveva segnato sia la storia degli intellettuali francesi del XX secolo, sia la figura del “compagno di strada” che tanta fortuna aveva avuto nell’Europa occidentale tra anni ’30 e anni ’60.
Trent’anni dopo, quel fascino per la Russia, caduto allora in disgrazia, riprende forza. Resta una costante: rimanere allora sostenitore della Russia, nell’età di Leonid Breznev, non costituiva una garanzia di libertà e di liberazione. Non sembra che trenta anni dopo, nell’età di Vladimir Putin, la situazione sia decisamente cambiata, con buona pace di Gerard Depardieu e di BB.
È cambiato l’intellettuale in rivolta, il “compagno di strada” e il fine dei quella rivolta.
Forse ogni fase ha i “compagni di strada” che si merita.