La notizia dell’imprenditore assolto dall’accusa di evasione a causa dei ritardati pagamenti da parte della pubblica amministrazione è destinata a segnare un punto di svolta nel rapporto tra cittadini – imprese e lo Stato. Dopo il recepimento a novembre della direttiva europea sui pagamenti e l’avvio dello sblocco dei fondi per saldare i quasi 100 miliardi di debiti pregressi della Pubblica Amministrazione, è un altro segno che il Paese si comincia a muovere nella direzione giusta.
Negli ultimi anni, il patto di cittadinanza è stato tradito da ampie fette di contribuenti abituati a eludere o evadere i propri doveri fiscali. Tuttavia, il patto è stato tradito e in modo sicuramente più grave, anche sul fronte opposto. Secondo l‘European Payment Index di Intrum Iustitia, i tempi di pagamento dei fornitori da parte dello Stato e delle amministrazioni locali sono in media di 180 giorni, ma raggiungono facilmente anche i 700-800 giorni. Il comportamento ormai consolidato è tanto più grave per il settore sanitario dove, come noto, le Ulss, le Asl e le aziende sanitarie in quanto “dipendenti” dalle Regioni, sono escluse dal patto di stabilità. Per comprendere appieno l’entità del problema, basta citare il dato fornito dal Taiis, il Tavolo interassociativo imprese di servizi secondo cui l’insieme dei debiti della PA verso i fornitori ammonta a circa 90 miliardi di euro.
Finora, i fornitori/contribuenti hanno dovuto versare allo Stato i corrispettivi fiscali per gli importi fatturati anche se mai incassati. E’ questo uno dei motivi di maggiore sofferenza di piccoli e medi imprenditori, posto all’attenzione pubblica dalla lunga ondata di suicidi che hanno caratterizzato l’ultimo biennio. Ora invece, con l’assoluzione di un imprenditore e del responsabile di una comunità di recupero per tossicodipendenti da parte di due diversi giudici del Tribunale di Milano, la situazione può finalmente essere ribaltata, almeno in parte. Se gli imputati infatti dovranno comunque pagare le tasse, non potranno però essere accusati di evasione fiscale.
A questa novità dobbiamo sommare il recente recepimento della direttiva europea sui pagamenti. Dal 1 gennaio 2013 vige l’obbligo di saldare i debito con i fornitori entro 30 giorni, che possono diventare al massimo 60 nel settore sanitario, in casi eccezionali.
Infine, sempre alla fine del 2012, cominciano a dare qualche frutto gli sforzi del governo sul fronte del pagamento dei debiti. La dotazione complessiva per il pagamento dei debiti della Pa è salita infatti a 2,5 miliardi di euro.
La combinazione di queste tre novità segna il cambiamento – soprattutto culturale – che abbiamo imboccato. Non è poco, per un Paese che in ambito fiscale negli ultimi 20 anni ha considerato i sui cittadini alla stregua di sudditi. Il cambio di registro lascia speranze che una volta usciti dall’emergenza, sia possibile eliminare anche l’inversione dell’onere della prova. L’accertamento presuntivo da parte dell’Agenzia delle Entrate è ancora oggi uno strumento di coercizione di stampo assolutistico.
Signor Rossi