La sigla PIQ significa prodotto interno qualità, ovvero una specie di fratello buono del PIL.
E’ stata la Fondazione Symbola che nel 2007 ha declinato questo concetto e che d’allora si occupa del calcolo e della promozione di questo valore. Il concetto è interessantissimo, in altre parole sostengono gli inventori del PIQ, che per un calcolo più veritiero del PIL è necessario non solo concentrarsi sulla produzione ma anche, e soprattutto, sulla qualità del lavoro, perché è solo a fronte di un lavoro qualitativamente alto che si ottiene un prodotto di altrettanta qualità. Bello!
A farla da padroni, in questa lenta trasformazione del ‘idea di lavoro, sono le imprese che si muovono nella green economy. La produzione di chimica verde sta dando, ai lungimiranti che già dieci o venti anni fa avevano scelto questo bivio, enormi risultati in termini di fatturato.
Ma se i dividendi delle imprese verdi sono concreti e crescenti, il concetto di qualità è spesso aleatorio e invisibile. Quelli del PIQ, studia e ristudia, con grafici e istogrammi stanno riuscendo a estrapolare i valori del lavoro che determinano la qualità di un prodotto, avvicinandosi a risultati che hanno del rivoluzionario.
Per esempio, messi su un’ascissa* il numero degli incidenti sul lavoro di una fabbrica e sull’ordinata* numero di macchine vendute dalla stessa, il risultato magico è che le vendite risultano incrementate. E ancora, calcolata la qualità dell’ambiente di lavoro e il numero di macchine finalizzate in una giornata anche qui il numero è crescente.
Alla faccia di quelli del PIL che mettono nel fatidico paniere oggetti come la playstation, i biglietti per lo stadio e gli assorbenti (Sì, sì, avete letto bene). Quelli del PIQ ci dicono che se una persona lavora meglio e con maggiori gratifiche produce qualità. Mi sembra bellissimo e mi sembra pure ora che qualcuno prenda atto di questa bella verità.
Mi piacerebbe che il PIQ nei prossimi anni fosse considerato almeno pari del PIL. Mi piacerebbe che dopo aver investito sul green, qualche lungimirante imprenditore cominciasse a investire su questa bella verità, cioè che la qualità interna di un prodotto è la persona che lo realizza. E mi piacerebbe infine che nel prossimo futuro ci sia un mondo più verde e in cui tutti dovranno lavorare meno ma produrranno molta molta più qualità.
(*) Ordinata e ascissa sono lontanissime reminiscenze dei miei anni del liceo.