Dear Mister Muhammad Hanif Hayi Abdul Razzak,
Please be so kind and accept my apologies for everything happened last night and, if possible … early as possible … forget what you saw.
Vicenza, Italia.
Da ieri notte entrata in 183° posizione della Doing Business.
Da ieri notte declassata da Cirque du Soleil a circo del nipote di 7° grado dei Togni.
Da ieri notte, un po’ più vecchia e un po’ più triste.
Davanti a noi anche lo Zimbabwe e le Terre Australi Antartiche Francesi fanno una figura più nobile, più internazionalizzata, più civile.
… venghino signori venghino a godere della credibilità internazionale di questo paese.
… venghino signori venghino a vedere che tanto ci mettono i fenomeni ma tanto ci mette anche questo paese…
Ieri notte il circo è stato qui a Vicenza.
Vicenza. Nord Est, Italia. Ma penso possa succedere in qualsiasi città d’Italia.
Non del mondo. Non nei paesi che vogliono accogliere investitori stranieri.
Capita che durante il periodo delle fiere, (e qui adesso abbiamo quella dell’Oro , fiore all’occhiello della sapiente arte artigianale del fare, del trasformare una materia in opera d’arte) ci siano delle persone che fanno affari dentro ma soprattutto fuori dagli stands.
E capita che i buoni affari si facciano con i piedi sotto un tavolo, un bicchiere di rosso dei colli berici e un piatto di baccalà e polenta.
Ma non sono solo i direttori commerciali a fare affari in questa occasione.
Fanno affari anche personaggi strani che visitano, come fossero ad una fiera, i parcheggi dei ristoranti.
Capita che rompano i vetri delle macchine.
Capita che portino via tutto quello che c’è dentro.
Hai presente quando un cliente non interessato viene allo stand e si prende tutti i gadget ?
Hai presente gente che gira nelle corsie dei padiglioni carica di borsette con cataloghi e brochures che una volta a casa userà per far fuoco sul caminetto ?
Ecco i personaggi strani che lavorano dopo la chiusura della fiera, aprono le macchine, spaccano i vetri e portano via tutto quello che è trasportabile.
Ieri sera è successo a dei Signori Pakistani venuti in Italia, ad acquistare prodotti italiani e avviare rapporti di collaborazione con le aziende orafe vicentine.
Capita che qualcuno chiami la Polizia, visto che di macchine aperte ce ne sono più di una …
Capita che nel buio della notte, in servizio ci sia solo la Stradale .. e che non sappia una parola d’inglese. Capita che i signori pakistani il giorno dopo, debbano partire per rientrare a casa.
Capita che debbano comunicare immediatamente al loro consolato il furto delle valigie dove dentro, oltre a laptop, cataloghi, copie commissioni firmate, pezzi d’arte acquistati in fiera, vestiti e altro ci siano i passaporti.
Capita che in servizio ci sia il Sovraintendente Boschetti Andrea. Che vede nelle facce dei Pakistani un velo di preoccupazione …
Capita che non possiamo farci una figura di merda immensa. Perchè noi siamo l’Italia che non è concentrata su Corona o su una banca.
Ultimamente ho il dono di trovarmi nei posti sbagliati e nei momenti sbagliati…. e una serata partita a mangiare e bere qualcosa con un’Amica finisce in Questura, coi pakistani, a tastare con mano il vero declino e delirio di questo paese.
Alla sezione volanti della Questura di Vicenza non hanno computer.
Hanno residui bellici di Atari e Commodore 64.
Non è un ufficio che accoglie le persone, è uno sgabuzzino dove ci lavorano degli uomini.
Uomini con divise più grandi di loro, confezionate in taglia unica in fase di luna crescente.
Sedie di un vecchio cinema a luci rosse dismesso.
Sporco. Ragnatele ai muri, polvere. Calendari storici alle pareti.
La mia Amica ha cercato di intrattenere i Pakistani cercando col miglior sorriso, di non peggiorare la situazione tesa. Di trasmettere l’idea, mentendo sapendo di mentire, che questa non è l’Italia ma una situazione anomala.
E invece è la normalità. E uno dei mali del quotidiano vivere in questo paese.
Capita che dopo aver fatto la denuncia in italiano e di essermi seduta a tradurla in inglese, ci sia la necessità di inoltrarla subito al Consolato Pakistano … ma capita che nella sezione volanti di Vicenza, Nord Est, Italia non ci sia una connessione internet.
Non c’è.
Non è prevista.
Abbiamo wi-fi anche nei cessi ma non in Questura.
Basiti i Pakistani. Increduli. Secondo me anche spaventati…. e allora via in ufficio da me all’1 e rotte per spedire la denuncia al consolato.
I Pakistani han guardato me, la Sabri e il Sovraintendente Andrea Boschetti come alieni. Han trattenuto le bestemmie in pakistano stretto.
Occhi spersi nel vuoto che si chiedevano dove erano finiti.
Ed io con un solo pensiero che scorreva nelle vene : un paese dove la parola internazionalizzazione è sulla bocca di tutti , non sa accogliere ed assistere in caso di necessità, i potenziali clienti, le potenziali bombole di ossigeno per le pmi, l’ancora di salvezza per realtà artigianali.
Il prossimo che propone come strategia “venite ad investire in Italia” lo fulmino.
Come fai a venire ad investire in un paese come il nostro ?
Io ieri notte, ho dovuto bermi un paio di gin e buona dose di vodka per rendermi conto di quello che ho visto.
Non è successo in uno sperduto paesetto delle Dolomiti. E’ successo a Vicenza, città che si esalta nei giornali per i x mila visitatori della mostra in Basilica. E’ successo in una città cuore pulsante dell’economia veneta. E’ successo durante una fiera internazionale.
Ho constatato che non siamo in grado di accogliere lo straniero, e di dargli eventuale aiuto in caso di bisogno.
Io pensavo che in una città che ospita americani e che ha una delle principali e strategiche basi militari d’Europa, in Questura qualcuno parlasse inglese. Lo pensavo veramente.
Io pensavo che in una città che ha partorito fior fiore di imprenditori in un ufficio della Questura ci fosse un collegamento internet. Lo pensavo veramente.
Io pensavo che fossimo pronti ad accogliere un cliente straniero. Lo pensavo veramente. E invece no.
Siamo lontani.
Lontanissimi da qualsiasi processo di internazionalizzazione.