C’era una volta la stampa libera e indipendente. Una stampa che decideva cosa pubblicare, come pubblicare, quando pubblicare. Una stampa che, da potere indipendente, imponeva le sue regole. Una stampa temuta da tutti: un cane da guardia nel mondo dei mascalzoni.
Poi sono arrivati gli opinionisti. Quelli come me, insomma. Quelli che qualunque cosa succeda dicono la loro. Quelli che pur fregiandosi del titolo di giornalista non fanno indagini, ma atti di partigianeria. Poi, guarda caso, alcuni di questi si ritrovano canidati in Parlamento.
E allora, senza tirarla troppo per le lunghe, sarebbe bello che per una volta fossero i giornalisti ad imporre l’agenda. La parcondicio vorrebbe che lo scontro fosse a 6. Berlusconi non vuole? Peggio per lui. Non partecipi. Ma è inaccettabile che sia l’unico ad avere un diritto di veto. Se a rifiutarsi di partecipare al dibattito fosse stato Grillo la Rai avrebbe fatto saltare il confronto? Non credo proprio. E se fosse stato Giannino? Men che meno.
Per una volta, cari giornalisti, siate servi del diritto di cronaca e di nient’altro. Sbattetevene di quello che dicono i leader di turno. Ricordatevi che siete voi a fare l’agenda non loro a dettarvi quello che dovete fare, raccontare o scrivere.
Cari Sarah Varetto, Clemente Mimun, Mario Orfeo ed Enrico Mentana, per una volta prescindete, intellettualmente e professionalmente, da Berlusconi, Bersani, Giannino, Grillo, Ingroia o Monti. Programmate un confronto tra i candidati premier: chi viene, viene. A decidere, comunque, saranno gli italiani.
Voi, a quel punto, avrete davvero fatto il vostro. Vedrete, che alla fine, se sarete in grado di imporvi, nessuno potrà tirarsi indietro. E l’Italia ve ne sarà grata.
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