Tra qualche mese scade il mandato di Giorgio Napolitano e, presumibilmente, a partire dal 15 aprile i mille grandi elettori (deputati, senatori e rappresentanti delle regioni) inizieranno a riunirsi. La nuova legislatura sarà appena iniziata e il nuovo governo si sarà già insediato.
Inizia ad impazzare dappertutto il toto-quirinale. I nomi in lizza, sia provenienti da destra che da sinistra, non sono per niente rassicuranti. Politici di lungo corso, anatre azzoppate, uomini buoni per tutte le stagioni, boiardi di stato, tecnocrati.
Uomini e donne che non rassicurano affatto i cittadini ma che, invece, trovano riscontro molto favorevole presso ambienti finanziari, economici e politici i cui interessi certamente non coincidono con quelli di milioni e milioni di Italiani.
Eppure l’articolo 84 della Costituzione non vincola assolutamente i grandi elettori. Infatti “può essere eletto Presidente della Repubblica ogni cittadino che abbia compiuto 50 anni di età e goda dei diritti civili e politici”.
I costituenti non avevano, pertanto, nessuna intenzione di vincolare il mandato all’attività politica. Che venga eletto allora un personaggio che rappresenti davvero gli italiani. Che sia espressione della società civile e che soprattutto possa portare a testa alta il nome dell’Italia nel mondo.
In Uruguay, per esempio, è stato eletto presidente Pepe Mujica (nella foto), oppositore della dittatura, prigioniero per 15 anni, riceve dallo stato uruguaiano 12.000 dollari al mese per il suo mandato, ma ne dona circa il 90% a favore di organizzazioni non governative ed a persone bisognose. La sua automobile è un Maggiolino degli anni settanta. Vive in una piccola fattoria nella periferia di Montevideo. Il resto del suo stipendio è circa 1500 dollari. In un’intervista ha dichiarato: ” Questi soldi mi devono bastare perché ci sono molti Uruguaiani che vivono con molto meno”.
Anche in Italia si vive con molto meno.
Non mi si venga a dire che questo è populismo o demagogia. Questa è vita reale.
Sarebbe ora che anche l’Italia si rivolgesse altrove per soddisfare una sete di cambiamento che in fondo anima anche coloro che per necessità o per negligenza si vedono costretti a rivolgersi sempre verso certi ambienti.
Io, per esempio, penso a Don Ciotti, a Fulco Pratesi oppure a Margherita Hack. Si tratta solo di esempi, appunto! Sono sicuro che chiunque abbia in mente uomini e donne in grado di rappresentare gli Italiani molto, ma molto meglio, dei soliti nomi noti in circolazione.