Vivere in una comunità significa anzitutto decidere di risolvere insieme alcune delle esigenze che ci accomunano.
Avere una scuola che educhi i nostri ragazzi, avere dei medici che curino i nostri malati, avere dei luoghi dove risolvere le controversie, mantenere le strade pulite e illuminate, raccogliere i rifiuti, avere un sistema di controllo e sicurezza, garantire un reddito agli anziani, curare l’ambiente e avere un giardino pulito vicino casa, e potrei continuare ancora ancora e ancora…
Chi paga? Noi, ciascuno proporzionalmente alle proprie possibilità. Sembra banale, stupido, scontato, ma se ci pensiamo bene la “comunità” è la più grande invenzione che l’umanità abbia mai avuto.
Perché dico questo? Perché pare che ci sia ancora qualcuno a non averlo scoperto. Sono coloro che osano la parola “condono”: uomini primitivi con la clava e (molti) il SUV che hanno scelto di non contribuire ai bisogni della comunità ma che hanno ugualmente goduto dei suoi servizi (magari anche lamentandosi un po’), approfittando dei sacrifici altrui.
Ho scritto “osano” la parola condono, perché anche solo parlare della sua possibilità crea aspettative che inducono gli uomini con la clava a non pagare. Faccio mie le parole della Corte dei Conti di qualche giorno fa: “Il condono provoca un effetto fortemente diseducativo che penalizza tutti i contribuenti onesti“.
Sono 3,2 milioni gli italiani che ricorsero al condono 10 anni fa. Fu il più grande condono della storia d’Italia, tombale, definitivo e anonimo, che sommava dodici sanatorie e che portava la duplice firma Berlusconi – Tremonti.
Oggi probabilmente sarebbero ancora di più. Se si guardano i dati del IMD World Competitiveness Index, la fedeltà fiscale degli italiani è scesa di molto proprio a partire dal 2004, da quando in molti avranno pensato che tanto prima o poi sarebbe arrivato un nuovo condono.
E oggi corriamo nuovamente questo rischio, che non possiamo davvero più permetterci. Dal 1994 ad oggi abbiamo totalizzato due condoni fiscali, due scudi per il rientro dei capitali dall’estero e due condoni edilizi.
Se nel frattempo si fossero pagate le tasse con gli stessi indici di fedeltà di Stati Uniti o dei paesi del nord Europa, è stato calcolato che il debito pubblico italiano sarebbe abbondantemente sotto la quota del 100% del Pil.
Le vogliamo abbandonare queste clave?