Dopo aver abolito per legge il matrimonio e la famiglia, in un intervista al Time del 27 settembre 2004 l’ex premier spagnolo Zapatero spiegò di «non essere affatto un grande leader politico, né di aspirare ad esserlo». Per poi aggiungere: «Ecco il mio socialismo ciudadiano: riconosco che quando una forte maggioranza di cittadini dice qualcosa, quel qualcosa è giusto». Ragionando così, chissà cosa pensava a proposito degli ebrei la maggioranza dei cittadini nella Germania del ’39…
Zapatero, ora scomparso dalla scena politica, è stato chiamato l’estate scorsa all’Eliseo da Françoise Hollande per uno scambio d’idee sul disegno di legge che apre alle nozze gay e alle adozioni dei figli per le coppie omosessuali approvato qualche giorno fa dal Parlamento francese. Quando, nel 2004, fece la stessa cosa in Spagna, l’ex premier socialista si faceva forte dei sondaggi: lo vuole il popolo, era il suo ragionamento, e io da buon democratico mi adeguo. Insomma, basta qualche sondaggio, o vincere le elezioni, per distruggere il matrimonio come l’abbiamo conosciuto sinora: un istituto civile con un significato sociale specifico sul piano antropologico, storico e del diritto.
Protesta trasversale – A differenza di Zapatero, però, Hollande è più sfortunato perché non può affermare con la stessa disinvoltura che è stato il popolo francese a chiedere le nozze gay.
In questi mesi infatti, gran parte della società transalpina, non solo i cattolici, si è mobilitata ed è scesa in piazza per protestare contro la sua legge e ribadire una semplice verità: il matrimonio o è tra uomo e donna o non è. Punto. È vero, come segnalano diversi sociologi, che nei secoli il matrimonio è cambiato molto tranne che su un punto essenziale che la Chiesa e fior di giuristi laici non si stancano di segnalare, vale a dire la diversità di sesso dei contraenti. Un piccolo dettaglio non di poco conto e necessario, tra le altre cose, per la propagazione della specie. Nell’imponente “Manifestation pour tous” del 13 gennaio scorso sono scesi in piazza a Parigi non solo i cattolici, ma anche ebrei e musulmani, laici e atei, non credenti e semplici cittadini, numerose associazioni gay, ex politici socialisti, molti gruppi femministi e studiosi di varia estrazione e cultura brandendo il Codice civile della Repubblica. Una protesta così ampia e trasversale che ha indotto Hollande a promettere, in modo gattopardesco, un dibattito nazionale e un referendum voluto, secondo un sondaggio dell’Ifop (Institut Français d’Opinion Publique), dal 69 per cento dei cittadini. Durante il dibattito parlamentare, la proposta di una consultazione popolare avanzata dall’Ump è stata ovviamente respinta. «Voi», ha dichiarato Lurent Wauquiez (Ump) in Aula, «non potete condannare al silenzio i milioni di francesi che condividono le nostre inquietudini. Serve un dialogo».
Colpo di mano sulle adozioni – L’altro autentico colpo di mano si è consumato sull’apertura alle adozioni per le coppie omosessuali. Più della metà dei francesi, oltre il 55 per cento, si è detto contrario. La ministra Taubira, firmataria della legge, aveva promesso che se ne sarebbe parlato dopo. Invece, all’alba di lunedì 4 febbraio, come ha denunciato il collettivo della “Manif pour tous”, in Commissione leggi è stato approvato l’emendamento, l’articolo 1-bis che apre alle adozioni gay, dal deputato socialista Erwann Binet, relatore della bozza, sconvolgendone l’articolazione originaria che prevedeva di considerare il nodo dell’adozione a uno stadio più avanzato della discussione. La legge approvata in Francia e ora anche in Gran Bretagna non è un allargamento dei diritti civili, come dice qualcuno, o l’ampliamento delle libertà individuali ma un esecuzione sommaria del matrimonio e della famiglia biparentale ed eterosessuale con mamma e papà. Zapatero diceva che, da buon democratico, s’era adeguato ai sondaggi. Hollande, invece, da molti sondaggi è stato palesemente smentito. Alla fine, entrambi hanno fatto la stessa cosa. Sondaggi o no, quello che è giusto e politicamente corretto lo decide chi detiene il potere. Come dice Joseph Ratzinger, se non c’è la verità tutte le questioni diventato questioni di potere. E di sondaggi.