A proposito di euroscetticismo: in un’intervista rilasciata alla RadioTelevisione Serba, il sociologo e critico letterario sloveno Rastko Močnik spiega perché l’Europa a Ljubljana (ma non soltanto) non piace più.
(Nella foto, manifestazioni a Ljubljana: “queste non sono proteste, questa è una rivoluzione”).
“Ero contro la dissoluzione della Jugoslavia ed oggi ritengo che quella decisione sia stata un’enorme errore storico“, dice Močnik intervistato dalla Radio-Televisione Serba. E riprende una considerazione apparsa recentemente sul quotidiano Delo, uno dei più importanti del Paese. “La Slovenia non si accontentava di essere la locomotiva della Jugoslavia. Ed è così diventata uno dei tanti Paesi del Sud dell’Europa”.
“La Slovenia è diventata un’economia arretrata, in una Europa che è evoluta. All’inizio uno degli obiettivi della costruzione europea era migliorare il livello di vita dei Paesi meno sviluppati. Come il Portogallo, la Grecia e la Spagna. Tuttavia, oggi questa concezione è cambiata. Nel seno stesso dell’Europa ci sono delle vere e proprie colonie. Le economie più sviluppate, come la Germania, la Francia o i Paesi Scandinavi, hanno creato delle colonie a sud, nei paesi mediterranei. Lo fanno attraverso un accesso privilegiato a questi mercati, in virtù del mercato e della moneta unica”.
Quindi la Slovenia sarebbe “una colonia”?
Sì, una colonia tedesca. Guarda le statistiche. Berlino è il nostro primo partner commerciale. Uno scambio ineguale, dal momento che la ricchezza prodotta in Slovenia se ne va in Germania.
L’élite intellettuale slovena si oppone oggi a Berlino come un tempo si oppose a Belgrado?
C’è solo un’élite, oggi, quella di Bruxelles. L’autoritarismo in Jugoslavia era poco più che folkloristico, se comparato a quello di oggi. Abbiamo ormai un Governo di commissari. E al contempo il potere a Bruxelles è sottratto al controllo democratico.
Come il Comitato Centrale del Partito Comunista Jugoslavo di allora?
Esatto, anche se qualche differenza c’è. All’epoca, i partiti comunisti delle singole repubbliche Jugoslave dovevano quantomeno addivenire a un consenso. E i comunisti non sempre riuscivano a ottenere il loro scopo, visto che l’élite economica nel Paese era molto potente.
Quanto è difficile, oggi, per la Slovenia riuscire a perseguire i propri interessi in un mercato unico europeo?
La Slovenia ha solamente due milioni di abitanti. Per noi è impensabile contare qualcosa a Bruxelles. E l’industria Slovena è completamente in mano alle grandi imprese tedesche e francesi.
C’era alternativa all’entrata in Europa?
L’UE è sempre presentata come l’unica soluzione possibile. All’epoca della nostra integrazione, nel 2004, l’UE era più umana, più giusta di oggi per le piccole economie. Credo sarebbe stato molto difficile per la Slovenia restarne fuori. Ma non credo che questo paradigma sia adattabile, per dire, ai casi odierni di Serbia e Croazia.
L’Europa non è più in grado di governare il mondo, e non può pensare di essere competitiva di fronte alla Cina. Questi ultimi hanno salari più bassi, norme differenti, il loro capitalismo è ancora più brutale del nostro. Può non piacerci, ma il capitalismo europeo è ancora relativamente moderato di fronte a quello della Cina e del terzo mondo.
La protesta che ha scosso il Paese nasce dalla testa, dalla pancia o dal cuore?
Sta spostandosi dalla pancia al cuore, mentre la testa comincia appena a pensare. La crisi che noi subiamo dal 2007 ha rovinato la nostra economia e ci ha dato 120.000 disoccupati di più. Le manifestazioni che oggi riempiono le strade in Slovenia si scagliano contro la classe politica nel suo complesso. Alcuni casi di corruzione sono scoppiati nel medesimo momento, gettando discredito tanto sul governo quanto sull’opposizione.
Oltre ad essere molto naif, non è pericoloso fare di tutta l’erba un fascio dicendo che “i politici sono tutti uguali”?
Siamo nelle condizioni ideali perché emerga una soluzione autoritaria, perché qualcuno improvvisamente si alzi dicendo: “io ho un piano”. Se questa persona è carismatica, potrebbe puntare al potere e deviarlo in senso autoritario. Qui, in Slovenia, un regime autoritario in fondo lo abbiamo già, ed è per questo che sono scoppiate le proteste. A causa dell’arroganza e dell’incompetenza del Governo che ha saccheggiato le ricchezze del paese.
Come evolverà l’Unione Europea?
Penso che in questo momento l’Unione Europea debba affrontare innanzi tutto il problema di migliorare la situazione dei paesi meno sviluppati. Come già si diceva, i capitali che provengono dalle Nazioni più sviluppate stanno portando a uno sfruttamento abbastanza brutale degli altri Paesi dell’Unione. Questi ultimi, o meglio i loro cittadini, finiranno un giorno per rendersi conto che non è possibile continuare in questo modo, e che bisogna trovare un’alternativa al funzionamento attuale dell’Europa.
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