Il tram 15 in direzione Rozzano è un convoglio di umanità variopinta, così affollato e plurale che non potrebbe che andare verso Sud, alla volta di un non meglio precisato ombelico del mondo. Per chi abbia a cuore le suggestioni della geografia urbana: siamo in un posto di frontiera, uno di quei luoghi in cui si è da sempre avvezzi ad aprire brecce nelle muraglie dell’indifferenza. Qualche fermata oltre piazza Abbiategrasso – capolinea della metro verde, in via via Selvanesco, 77, tra i grattacieli degli immobiliaristi del miracoloso mattone milanese, troverete GusTop, un’oasi ristoro in cui giovani disabili riescono in un’impresa complicata: fare impresa col cibo buono e l’accoglienza.
Due entità affermate nel terzo settore: “Via Libera”, una cooperativa sociale specializzata nell’inserimento lavorativo di persone svantaggiate, e “L’Impronta”, una ONLUS che opera nelle periferie a sud di Milano e che lo scorso 7 dicembre 2011 è stata insignita dell’Ambrogino d’Oro, hanno messo in piedi un’attività commerciale dal cuore grande. La regola è presto detta: nessun assistenzialismo di maniera, niente pietismo e pochi piagnistei. Molte delle mansioni sono affidate a un gruppo di disabili, tenuti a rispettare le regole dei conti che tornano e a saper coniugare for profit e non profit. A destra della porta d’ingresso, il primo comandamento di questo culto del palato esigente: “Cucinare è un modo di dare”.
Tinte pastello e chincaglierie da cucina della nonna alle pareti. La saracinesca si alza un po’ prima delle sette del mattino, poi è tutto un profumo di brioche e caffè per gli impiegati che s’infileranno nei tornelli dei centri direzionali lì attorno. Il ristorante, da mezzogiorno, si riempie di gente, di voci e di frenesie in pausa. Li accolgono Roberta, Giancarlo, Stefania, Marcelo, Veronica e tutto il resto della ciurma, undici in tutto per ora – di cui sette persone affette da disabilità. L’atmosfera è rilassata e familiare, gli spazi sono ampi e luminosi, gli arredi materni e rassicuranti, il wifi regge ed è gratuito (uno smacco alle blasonate trattorie del centro città, spesso molto poco net-friendly). I menù hanno prezzi vantaggiosi e formule scontate, primo e insalatona, o menù completo, a meno di dieci euro caffè compreso.
Questo sabato una inaugurazione in pompa magna, con tanto di taglio del nastro e foto ricordo, sebbene i fornelli siano accesi ormai dallo scorso ottobre. Fuori pioviggina, ma dentro è tutta un’altra stagione: festa per le istituzioni pubbliche e private che hanno scommesso in questa sfida, sostenendo economicamente la generosità delle famiglie che oggi vedono in GuStop molto più di una locanda. Chi prende la parola – e sono banchieri (Cariplo, Vismara, Banca del Monte di Lombardia e Umano progresso) e amministratori comunali, ma anche genitori e inservienti – si meraviglia di questo capolavoro di ospitalità, di quella spregiudicata lucidità che, ai pionieri del progetto, pareva pura follia. Prodigi del non convenzionale, per dirla con Goran Bregović, «chi non diventa pazzo, non è normale».
La filosofia gestionale è una rinuncia netta all’improvvisazione: a titolo gratuito, alcune società di consulenza ed un docente bocconiano hanno steso un rigoroso business plan e la formazione del personale disabile ha impiegato due anni (oggi non fate in tempo ad insozzare di sugo un canovaccio, che loro son lì a rimpiazzarvelo con uno lindo). “Persone genuine” si destreggiano tra gli ordini e i piatti che fumano, contano posate e piegano tovaglie. Ci sono ottantacinque posti a sedere e – quando il tempo lo consentirà – un dehor all’esterno potrà accogliere altri 35 commensali. Probabilmente ci sarà bisogno di molti altri grembiuli. Già funziona a regime anche l’attività di catering, col furgoncino bianco e verde che scorrazza per le cerimonie di questa penisola metropolitana.
Alessandro, «tredici anni il prossimo anno», si lecca i baffi: ha finito la pasta zucchine e speck in un battibaleno, ora sfida il clown con una spada finta e ci dà appuntamento alla prossima settimana. Un suo amico scatta foto con l’iPad che gli hanno regalato i nonni per il compleanno: è il reporter ufficiale del buffet di inizio attività, dovreste vedere quant’è professionale. La ragazza che regge una pila di piatti sporchi affronta la sala sicura di sé e dribbla i bimbi che si azzuffano contenti. I suoi genitori la guardano rinfrancati, hanno gli occhi lucidi e restano in disparte: oggi vorrebbero lasciare una mancia ricchissima. Hanno assaggiato molto più di quanto abbiano mangiato. La solidarietà è un’arte leggera, ma sazia. Tutti qui sorridono, di gusto.
Credits: le foto vengono dal sito www.GusTop.it