Lo si poteva avere a tre condizioni: col baratto, con l'elemosina, o gratis, solo a chi soffriva di stitichezza cronica, però regolarmente certificata da medico laureato. Altrimenti niente. La form...
Lo si poteva avere a tre condizioni: col baratto, con l’elemosina, o gratis, solo a chi soffriva di stitichezza cronica, però regolarmente certificata da medico laureato. Altrimenti niente. La formula del baratto è andata benissimo. Non facevo altro che andare di continuo a spedirlo via posta e ricevere i regali più impensati, graditi, carichi di affettività Tap Roul è arrivato in Canada, negli Stati Uniti, a Città del Messico. È da lì che uno studente universitario mi ha invitato queste maschere. Non c’è bisogno dei soldi. Queste cose sono molto più dei soldi.
Così dice l‘uomo mascherato che parla al microfono nel video qui sotto, a proposito della sua ultima creatura, il libroTap-Roul.
Si chiama Mario Pischedda, è un artista crossmediale sardo, scrittore in parole, immagini e suoni, e un mese fa a Roma così concludeva il suo tour promozionale per la sua ultima opera, Tap Roul...
Di cosa parla Tap Roul? Non posso rispondere, non ho fatto il tempo a leggerlo. Non c’è più. Esaurito in un solo mese. Tutte le copie cartacee sono state distribuite con l’antica e quantomai moderna formula dell’economia del dono. No Money? No problem
È un atto di fiducia. Ci si condivide a vicenda in qualcosa che ci piace” (auto cit.)
Avete mai pensato di scambiare un libro, il vostro, con una cesta di ortaggi freschi o una collezione di cartoline vintage? Non avete scritto altro che note e post sui social network e quindi non siete degli scrittori “propriamente detti”? E se la letteratura di oggi scorresse anche con lo stream di facebook o twitter? Se fosse tutto un collettivo, contemporaneo e dinamico ipertesto degno di più raffinata attenzione?
Artista mutante per (in)definizione, Mario Pischedda non è alla sua prima esperienza editoriale del genere. Due anni fa Cafè Bizarre, librettino di cui io stessa sono stata omaggiata. Protagonisti la vita, i pensieri, ma anche facebook, le umane e disumane avventure si cui si fa specchio, teatro di connessioni intercettate da commenti e condivisioni…
Del resto un Social Media è un ponte, un po’ come i libri. In Cafè Bizarre trovano nuova dimora a tempo (in) determinato anche status di facebook, interazioni e pensieri estemporaeni, sapientemente espressi dalla sua grammatica puntuale, disponibili per il tempo necessario ad estinguersi. È disponibile un link per scaricarlo ma non non ce ne sono più copie cartacee in giro oltre quelle che sono già passate per le mani di Mario, dei postini, dei lettori e degli amici dei lettori.
C’è dell’arte, quella che lui chiama Ars Amandipersino nella scelta editoriale. Nella forma, nella sostanza, nel codice, nel mezzo. Arte come letteratura. Informe. Fluida. Scriveva qualche mese fa:
Dicevo che la letteratura è qua, ribadisco il concetto, è davvero qua la letteratura contemporanea, perché scorre di continuo, come un fiume in piena. Battute fulminanti, intuizioni geniali, commenti al fulmicotone, e dialoghi tra il trash e il sublime… Quasi un’orgia, una bellezza davvero, la letteratura che da sola si fa e che vola nell’etere spiritosa e fulminea.
Parole come treni già passati, prendendo a bordo chi c’era e si è lasciato partire.
Mario Pischedda non ama il vecchio. Piuttosto la naturalezza della rigenerazione. OstinataPoesia è l’impermanenza della sua bacheca.
“Abituarsi all’idea di perdere, di perdersi, di non lasciare traccia. Se indizio rimane che sia della umanità, della specie alla quale apparteniamo, esercizio difficile ma da perseguire con costanza, perseveranza. Pensate un po’ a quelli che ci hanno preceduto, i più si dice, e dei quali non è rimasto più niente, proprio niente, come se non fossero mai esistiti” ,
Sono ancora sue parole. Rimosse anch’esse. Messe al riparo dallo stagno. Forse le si troverà in traccia nel suo nuovo quaderno e probabilmente a pubblicarle sarà ancora la Gallizio Editore, casa editrice senza catalogo, gestita da Filippo Pretolani. “Un amico”, dice Pischedda.
A dare un occhio al sito e ai progetti della sua writingfactory, laboratorio di sperimentazione concreta sulla frontiera delle narrazioni digitali, pare non sia solo per questo che supportato queste idee
In un’intervista recente su LeggoErgoSum, parlando diPleens, “piattaforma nata per associare emozioni e ricordi a luoghi, sia dal luogo stesso (via mobile) sia cercando il luogo su una mappa e scrivendoci su (via web)“, Pretolani spiega…
“Mai come adesso tante persone scrivono e rendono pubbliche le proprie scritture. Ma gli “editori” di questa operazione (le piattaforme, i producer) sono editori per caso: gli operatori telefonici, google, twitter, Facebook, YouTube, Pinterest etc. Però rendere pubblica la propria scrittura è diverso dall’autopubblicarsi.
C’è la stessa differenza che c’è tra scrivere in pubblico e scrivere a un pubblico: un conto è scrivere ti amo su un muro, un altro è scriverlo in modo che qualcuno ti riconosca dignità di autore e sia disposto potenzialmente a pagare per la tua scrittura. Ma non è finita qui: la cosa si complica ulteriormente perché tutti questi elementi sono dinamici: la definizione di autore sta cambiando, così come quella di pubblico e di scrittura stessa. E anche gli equilibri e gli scambi, i flussi che li collegano. Bello no?”
…
Mi vengono in mente le mie letture preferite su facebook, gli status surreali di Gianluca Lisi e Gianni Miraglia, le vignette di Nuele e di Mario Biani, gli aggiornamenti dalle fan page che mi strappano sorrisi e mi mettono in viaggio… E poi Mario Pischedda e il suo profilo sfuggente.
Nel prossimo post lo intervisto. Intanto, se volete prepararvi all’appuntamento, fatevi un giro di link in link, di anima in anima…