Berlusconi si è rimesso al centro della campagna elettorale e della politica italiana. Lo ha fatto al suo solito modo con una presenza mediatica capillare, l’atteggiamento combattivo e ottimista, le proposte fantasmagoriche. I suoi avversari lo trattano o da pericolo pubblico o da vecchio scemo o da imbonitore da strapazzo, sostanzialmente lo considerano fuori gioco e estraneo all’Italia vera. Lo trattano tutti così.
Lo sberleffa Beppe Grillo, che in tanti tratti gli assomiglia, lo irride Mario Monti, lo sottovaluta il Pd. Non sappiamo in che cosa consista questa famosa rimonta che i sondaggi ci raccontano. Mi ha molto colpito l’osservazione che i sondaggi vengano fatti solo sulle utenze telefoniche fisse cioè rivolte a quei cittadini che sono in casa. Sfuggirebbero al calcolo tutti coloro che non usano o usano poco il telefono fisso. Sarà. Resta il fatto che Berlusconi un giorno scomparirà, accadrà anche a lui, e noi staremo ancora a interrogarci sul perché ci abbia afflitto, o consolato, a seconda del nostro credo politico, la vita.
La verità che sfugge agli avversari del berlusconismo invece è di fronte a noi. Berlusconi rappresenta a pieno titolo una gran parte di cittadini di questo paese. Molti elettori dei vecchi partiti centristi e di destra pensavano le stesse cose che Berlusconi ha detto e dice, solo che immersi nel gran calderone democristiano temevano di uscire allo scoperto. L’unica cosa in comune che aveva il cittadini democristiano, o liberale o altro ancora, con Berlusconi era l’anticomunismo acceso, poi per il resto il conformismo della Balena bianca impediva ai pensieri spontanei, quasi sempre scorretti, di venire allo scoperto.
Prendiamo il caso dell’atteggiamento verso lo Stato. C’è sempre stata in Italia una borghesia e una piccola borghesia, ma la vena incontrava umori ancor più popolari, che ha diffidato dello Stato, considerandolo estraneo o nemico. Ai tempi della Dc, partito-stato per eccellenza, non si poteva dire e non era utile dirlo. Berlusconi ha liberato questi umori e li ha fatti diventare non solo legittimi ma anche orgogliosamente esibiti.
Altro caso, l’antifascismo. La Dc era antifascista anche se in periferia la linea di confine era spesso sottilissima. Berlusconi, che non è un fascista, ha sdoganato l’a-fascismo nelle forme della rivalutazione di ciò che il fascismo ha fatto o avrebbe fatto bene, beneficiando così di di un umore basso, la voglia degli italiani di sentirsi sempre brava gente anche nelle nefandezze storiche, sia un umore alto, di origine defeliciana, che ha riconsiderato gli elementi modificativi profondi del fascismo sulla struttura dell’economia, dello stato, della società civile, organizzazioni di massa comprese.
Si potrebbe continuare. Ad esempio citando quelli che agli occhi dei nemici di Berlusconi sarebbe il suo handicap, cioè la sua vita sregolata. Il modello maschile e consumista di Berlusconi incontra le fantasie di tanti italiani dei mezza e tarda età, di giovani apolitici, di molte casalinghe moderatamente disperate che vivono le gesta dei soliti noti come fossero cose di famiglia, con quell’amoralità consuetudinaria che alberga in tanta parte di nostri compatrioti.
Poi Berlusconi ha fatto due cose che si sono incistate nel cuore dei suoi seguaci. La prima è la televisione, quella che a molti di noi non piace, ma che la maggioranza dei nostri concittadini ha sempre difeso ogni volta che è stata chiamata a liquidarla nei referendum. Non dimentichiamo che la sinistra era addirittura contraria alla introduzione del colore. E ho detto tutto. La seconda è lo sdoganamento della appartenenza alla destra. Oggi un berlusconiano è fiero di sé, è fiero di essere di destra, regge qualsiasi improperio la sinistra gli rivolga. Berlusconi li ha liberati. Tutto questo per dire che le analisi sui flussi elettorali, oggi evidentemente meno favorevoli a Berlusconi, non devono far dimenticare che lui è figlio e padre di un’Italia reale, che esiste, è fra noi, non vuole rinunciare a se stessa anche quando sente addosso la condanna morale dei benpensanti dell’altra parte.
Più una area di sinistra ha demonizzato il cavaliere meno lo ha capito, meno ha aiutato a capirlo, meno lo ha combattuto aiutando viceversa a costruire attorno a lui un’armatura politico-culturale fatta di milioni di persone. La ragione del suo successo sta nel fatto che lui si è fatto sempre lepre, con i dentoni acuminati, costringendo gli altri a inseguirlo. La volta che accadrà il contrario, cioè che sarà lui a dover inseguire, a dover rendere conto dei risultati che non ha ottenuto, suonerà la campana a morto per lui (sempre politicamente parlando). Ma anche in quel caso Berlusconi sarà nella partita italiana in quanto costituisce il mito fondativo di un Italia che ha convissuto con la Dc votandola senza amarla e che si è ritrovata in lui scoprendolo come il vero fiero avversario della sinistra.
È per questo che Monti lo votò nel ’94 e altri continuano a farlo. Chi pensa che sia solo una escrescenza, un male portato dall’esterno, un corpo estraneo all’ “Italia buona” non ha capito un dato fondamentale e ineliminabile. La destra esiste e in gran parte deve a lui il proprio sdoganamento. E per questo gli è grata.