Che risveglio. Qualcuno stamane – per dirla in stile “bassa” come piacerebbe a un celebre leader battutaro – mi ha un po’ “fatto scendere la catena”: non certo Jacopo con l’annuncio delle dimissioni da Linkiesta.
Non sono passati manco un paio di giorni, che avevo Tondelli ospite al filodiretto di Radio Radicale (qui a Milano dove mi trovo come inviato dal 12 e dove resterò fino al post-voto), che avevamo appena ricordato il connotato “brit” de Linkiesta ai nostri ascoltatori da Vipiteno fino a Pantelleria. Robe del tipo: una testata brillante con caratteri anglosassoni, 80 soci con un limite individuale di non sforamento del 5%, pluralista, etc.: angloambrosiano, insomma.
Ho conosciuto Tondelli di presenza in occasione delle elezioni amministrative del capoluogo lombardo del 2010 che hanno portato Pisapia a Palazzo Marino. Mi affascinò pure la storia di scelte invidiabili e coraggiose (dopo il Riformista, lasciò un “posto sicuro” al Corserone per creare Linkiesta). Poi Jacopo mi ha proposto con entusiasmo (ricambiatissmo) di aprire un blog qui: “ok: quel tanto quanto basta per scrivere qualche chicca ogni tanto, con voi ci si diverte pure” risposi.
Jacopo è un po’ il compagno di banco avresti voluto avere a scuola. Capace, come è stato, di attivare complicità, sensibilità, entusiasmi e stili professionali lontani dai consumati “giri” (e tragicomici) salotti televisivi autoreferenziali con geloniche omnipresenze Labate style.
Ora la notizia delle sue dimissioni e l’affaire Gallo. Non entro nel merito e nei dettagli della vicenda interna. Constato solo una fatalità non brillante delle coincidenze da parte della proprietà, sia sui tempi (due giorni dopo l’apprezzamento del Financial Times) quanto sul terreno (a pochi giorni dal voto).
Soffro non poco quando vedo qualcuno che ha creato le cose con amore e passione come Tondelli e poi ne arriva alle odierne conclusioni. Nella speranza che qualcuno possa capire – a meno di scimmiottare gli italioti rflessi che nel mondo della stampa abitano un po’ dappertutto – come il mestiere di editore non s’inventa avendo peraltro una perla tra le mani e nell’auspicio che in zona Cesarini possa aver luogo una “mentanata” (che Jacopo quanto Gallo possano eventualmente tornare tra le truppe di questi bravi e brillanti volenterosi, tutti), io fermo il blog Yes We Scan.
P.s: previa proposta al direttore Paolo Martini, che non ha esitato un secondo, ho appena offerto a Jacopo (che ha accettato) un “punto” di 4 minuti visto da Milano, in diretta a Radio Radicale nel notiziario della mattina tra le due rassegne stampa (8:40 circa, dipende dallo sforo accademico dell’ottimo Bordin e degli altri che curano Stampa&Regime) da offrire agli ascoltatori fino al post-voto. Tondelli c’è: ed è vitale.
twitter: @scandura
“E’ tutto un revival. Possibile che l’Italia sia in grado solo di fare le cose già fatte?” [Oliviero Toscani]