L’agenzia di rating Moody’s ha tagliato ancora una volta il rating ai titoli del debito Croato, dopo una serie di downgrade successivi, portandoli dal livello ‘Baa3’ al ‘Ba1’: in parole povere, spazzatura. Le motivazioni sarebbero la reazione praticamente inesistente del Governo a fronte di una scarsa ripresa, la mancanza di disciplina fiscale e la vulnerabilità dell’economia del Paese agli choc esterni. La buona notizia, per quanto beffarda, è che Moody’s ha migliorato il proprio outlook sul Paese. Da negativo è stato rivisto a “stabile”. Perché “esiste solo un rischio limitato che la posizione fiscale del Governo possa peggiorare ulteriormente”.
Quello che diventerà (salvo sorprese) il ventottesimo Paese dell’UE si aggiunge quindi ad altri due Paesi membri che devono far fronte allo stesso livello di rating, l’Ungheria e l’Irlanda. Normalmente, l’ingresso nell’UE (previsto per il primo luglio per Zagabria), dovrebbe rappresentare un notevole propellente per l’economia. Ma per Moody’s “la congiuntura europea e l’inerzia del Governo croato nelle riforme limiteranno probabilmente gli effetti positivi dell’ingresso nel mercato comune“.
Delle difficoltà della Croazia avevo già parlato, più diffusamente, in questo articolo. Per Moody’s, “la possibilità che l’export Croato favorisca la ripresa si rivelerà, probabilmente, limitata”. Di fatto, con una situazione finanziaria così fragile, l’ingresso in Europa potrebbe addirittura peggiorare ulteriormente la situazione per Zagabria, incrementandone il deficit di bilancio. Le autorità hanno infatti dichiarato il 19 dicembre che il deficit aumenterà al 3,1% del PIL, dal momento che la Croazia sta ripagando il proprio debito pubblico e, contemporaneamente, ha cominciato a contribuire alle riserve europee.
Moody’s, che conforma quindi il proprio giudizio a quello di Standard & Poor’s in dicembre, ha sottolineato che la Croazia è per la seconda volta in recessione in un biennio, messa a dura prova dalle misure di austerità interna e dalla crisi degli investimenti esteri, bruscamente diminuiti nel Paese. Attualmente il consolidamento fiscale resta una chimera: soprattutto per “la congiuntura economica sfavorevole e la mancanza di flessibilità fiscale del governo, resa impossibile da un livello altissimo di debito pubblico”.
Il Premier Zoran Milanović, che si è impegnato a ridurre la spesa pubblica e a rimuovere gli ostacoli per gli investimenti esteri in Croazia, ha predetto che l’economia crescerà dell’1,8% quest’anno. Le sue speranze sono già state livellate dal Fondo Monetario Internazionale, a novembre: secondo le sue previsioni, infatti, l’economia croata probabilmente crescerà soltanto dello 0,75% nel corso del 2013, dopo essere crollata (-1,5% del PIL) nel 2012.
Un altro fattore che ha convinto Moody’s a procedere al downgrade del rating Croato è la vulnerabilità esterna del Paese e la debolezza delle sue finanze. “I parametri fiscali del Governo”, ha dichiarato Moody’s, “sono molto deboli, ed il livello del debito pubblico è maggiore rispetto a quello di altri Paesi con un giudizio sul rating pari a Baa3”. La Croazia, almeno secondo le agenzie di rating, sembra avere di fronte a sé mesi parecchio duri.