“Il problema non è la lotta all’evasione come principio. E’ la pratica. Se noi vogliamo, come dice Bersani, far circolare meno contante, noi violentiamo la riservatezza e la privacy di tutti i cittadini. Le nostre spese private non possono essere registrate con carta di credito e bancomat …”. Durante l’ultima puntata di Ballarò si è sentito Angelino Alfano, candidato premier per la coalizione di centrodestra (che fu, e ancora è, di Berlusconi), scartare l’idea dell’uso obbligatorio della moneta elettronica per tutti i pagamenti di importo superiore ai cinquecento euro.
Alfano sembrava davvero terrorizzato all’idea che i suoi acquisti e le sue spese personali (anche quelli per una riservatissima visita medica, ha tenuto a precisare) fossero tutti registrati e inseriti in una banca dati “a Roma” (!) in cui nessun sa chi può metterci il naso.
Possibile che nessuno si sia preso la briga di informare Alfano dell’ esistenza di una normativa severa, di origine europea, a tutela dei dati personali raccolti da operatori commerciali e, in particolare, dai gestori di servizi di pagamento? Eppure Alfano è un avvocato, e dovrebbe conoscerla. Dovremmo desumere da quanto sostenuto a Ballarò che Alfano non usa affatto carte di credito o bancomat, a prescindere dagli importi dei suoi pagamenti, per timore di essere spiato nella sua sfera più intima e che quindi non acquista nulla su Internet, non organizza viaggi in treno o in aereo, non compra libri, musica o applicazioni on-line, etc. In sintesi, è un politico che, a dispetto della giovane età (giovane rispetto a quella dei suoi colleghi di partito, s’intende) non crede nello sviluppo del commercio elettronico in Italia e in Europa.
Ora, perché l’Italia dovrebbe scegliere un primo ministro del genere? Perché Berlusconi si affanna tanto per far eleggere chi ignora o fa finta di ignorare come funzionano i pagamenti e la moneta elettronica in tutti i Paesi civili e avanzati, anche e soprattutto in Europa (glielo rinfacciava persino Casini in trasmissione)?
Delle due l’una: o Alfano si è espresso in buona fede, e allora dovrebbe rinunciare a incarichi politici, tornare a studiare e informarsi meglio prima di parlare (ad essere gentili), o era in mala fede e cercava solo un debolissimo pretesto per continuare a difendere la vasta platea degli elettori-evasori. Quale che sia la verità, l’Italia non ha davvero bisogno di un giovane politico di questo genere.