Papale papaleScherzi del calendario

Per uno scherzo del calendario, una minuscola vicenda personale coincide con un evento epocale. Chiudo, con questo post, il mio piccolo blog Papale papale mentre il grande papa di cui ho scritto in...

Per uno scherzo del calendario, una minuscola vicenda personale coincide con un evento epocale. Chiudo, con questo post, il mio piccolo blog Papale papale mentre il grande papa di cui ho scritto in questi mesi cambia la storia della Chiesa, per sempre, con le sue dimissioni. Poco più di un anno fa Jacopo Barigazzi e Jacopo Tondelli, due giornalisti straordinari, mi buttarono là l’idea di aprire su Linkiesta un blog sul Vaticano, l’argomento di cui mi occupo quotidianamente come giornalista. Tra iacopi ci siamo capiti al volo. Per una persona come me, un po’ timida e un po’ arrogante, è stata una sfida appassionante. Abituato a nascondermi dietro la sigla del mio lavoro asettico in agenzia di stampa, ho osato dire le mie opinioni, “papale papale” appunto, e ho scoperto il contatto immediato con i lettori, a volte abrasivo, a volte toccante, sempre istruttivo. Un’esperienza che auguro a ogni giornalista, tanto più in un mondo dell’informazione dove, credo, avere qualcosa da dire diventa sempre più qualificante. Linkiesta, per me, era questo. Era un giornale aperto, coraggioso, laico. Il sogno, per un vaticanista nato nell’era Ratzinger. Ora Tondelli e Barigazzi lasciano, e per me non ha più senso dare il mio piccolo contributo a una squadra di professionisti d’eccezione. Il mio primo post, “Come sta (davvero) il Papa?”, si poneva una questione – quello della “non delegabilità di un potere che discende direttamente dallo Spirito Santo” – che cominciava ad affiorare negli animi più sensibili del Vaticano. E, mentre chiudo il mio piccolo blog, un grande papa lascia il trono di Pietro. Perché, come ha acutamente osservato in un recente articolo sull’Osservatore Romano il “ministro degli esteri” della Chiesa ortodossa russa, Hilarion di Volokalamsk, Joseph Ratzinger aveva seguito il declino di Giovanni Paolo II, “capendo che la Chiesa era rimasta senza un vero governo o che il governo era affidato ad altre persone”, e “non voleva ripetere un’esperienza del genere nella sua vita”. Scherzi del calendario. Grazie a Linkiesta, grazie ai miei lettori. Ad maiora!

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