Come si fa a credere a un uomo che nella sua ormai lunga carriera politica ha raccontato soltanto balle? Come si fa a fidarsi di un personaggio che anche sulle piccole cose, (vedi il caso Balotelli), è un bugiardo, riesce a smentire spudoratamente per ragioni elettorali quello che ha promesso soltanto un mese prima: “Non porterò mai una mela marcia come Balotelli nel Milan”. Come è possibile che un falsario come il cavaliere di Arcore venga ancora preso sul serio da una parte degli italiani? Dove è finita la riduzione delle tasse promessa da tutti i governi presieduti dal baro di Arcore? Che fine hanno fatto le promesse sulla riduzione graduale dell’Irap? E il milione di posti di lavoro annunciati dalla sua discesa in campo? E la riforma della giustizia che non fosse la pioggia di leggi ad personam? E la cazzata del complotto della Bundesbank che poi ha confuso con la Deutsche Bank? E l’idea di affidare a Mario Monti la guida dei moderati e dopo 24 ore decidere che è il nemico principale degli italiani? Evidentemente il signor Berlusconi è convinto che gli italiani abbiano la memoria corta e siano tutti imbecilli.
Tutti sanno che la restituzione secca dell’Imu e la sua abolizione, votata anche dal Pdl, sarebbe senza copertura finanziaria. Quei soldi il fisco li dovrebbe prendere da qualche altra parte e a pagare sarebbero i soliti coglioni del reddito fisso che le tasse già le pagano. Un puro espediente demagogico pre-elettorale, dunque, che dovrebbe essere rivisto subito dopo le elezioni per far quadrare i conti dei Comuni. Una bella analisi che Linkiesta pubblica, prendedola a prestito dalla Voce.info, dimostra che l’abolizione dell’Imu sarebbe iniqua e dannosa per il paese. Noi segnaliamo di seguito un altra analisi comparsa su la Voce.info firmata da Gilberto Muraro a proposito della “ballata dell’Imu”. Ma qui non si tratta di questo. Economisti ed esperti possono fare tutte le analisi che vogliono, possono dimostrare in ogni modo che in tutta Europa esiste una tassa del genere e ben più alta della nostra. Tutto ciò non riuscirà a fermare la demagogia di Silvio Berlusconi e la sua mala fede. La sua mission politica per risalire nei sondaggi è quella di intercettare il ventre molle del paese, quella parte dell’Italia che volentieri continuerebbe a evadere il fisco avendo come padrino un signore condannato in primo grado per evasione fiscale, noto per aver ammiccato con gli evasori. L’unica strada per fermare il Cavaliere è non fidarsi, di lui, non credergli, urlare ai quattro venti la sua totale inaffidabilità e buona fede. E’ questo che dovrebbero fare i partiti di sinistra estrema e non in questo scorcio di campagna elettorale. Se poi il popolo italiano deciderà per l’ennesima volta di dare fiducia a un baro conclamato allora dovremmo rivalutare il celebre motto: “Ogni popolo ha il governo che si merita”.
Ecco l’analisi della Voce.info sull’ultima boutade di Silvio Berlusconi.
Sembra paradossale che l’Imu sulla prima casa, con il suo gettito compreso tra i 4 e 5 miliardi di euro, sia uno tema centrale della campagna elettorale. Ma è spettacolo già visto nel 2008, quando l’Imu si chiamava Ici, le rendite catastali non erano ancora aumentate del 60 per cento e il gettito si aggirava sui 3,3 miliardi. Il paradosso è facile da spiegare. Il tema tocca un bene primario che riguarda oltre l’80 per cento degli italiani; e di sicuro oltre il 90 per cento dei contribuenti, giacché chi non ha casa è spesso nullatenente o quasi. Facile quindi diventare popolari promettendo, praticamente a tutti, il regalo dell’esenzione. Difficile, specie in clima elettorale, è far capire l’impossibilità che tutti siano beneficiari di un regalo, per cui o si riducono i servizi o si colpiscono i beneficiari per altra via. Da questo punto di vista, il populismo di Silvio Berlusconi ha già vinto, costringendo il Pd a promettere che la detrazione sarà portata dall’attuale livello di 200 euro a quello di 500, esentando circa il 45 per cento dei contribuenti. E ciò basta a depotenziare la funzione dell’imposta, che serve a regolare quel condominio collettivo che è il comune, prima ancora che a finanziarlo.
IL PRINCIPIO DEL BENEFICIO
È come il ticket in sanità. Benvenuto anche il piccolo gettito che esso assicura. Ma serve soprattutto a far sentire al paziente che la cura costa e così limitare la domanda elastica di farmaci e di servizi sanitari non essenziali, evitando che la spesa complessiva diventi insostenibile per la finanza pubblica: il ticket che paga l’utente diminuisce quindi di un importo ben maggiore quello che dovrebbe pagare il contribuente. Il che non elimina il problema del ticket, che postula un uso molto attento, ma elimina la troppo facile opposizione di principio.
Idem per la finanza comunale, i cui servizi vanno in gran parte a vantaggio delle persone residenti e delle loro abitazioni. Ecco perché in tutto il mondo essa concede largo spazio al principio del beneficio e quindi preleva soprattutto dagli immobili e dai loro residenti, incluse le prime case. Spezzare l’identità elettore=contribuente=beneficiario della spesa pubblica, diventa una morte annunciata dell’autonomia comunale. Perché chi gode dei servizi pubblici senza pagare, eserciterà una pressione politica vincente per l’aumento della spesa pubblica; e allora il comune o va in deficit, magari nascondendolo fin che può e poi arenandosi nella paralisi, oppure spreme i contribuenti che può colpire, che tenteranno di rifugiarsi nell’evasione o nel cambiamento di residenza. Sul piano della strategia politica, si intuisce che non è la strada per una sana finanza locale, meno che mai per il federalismo. E sul piano dell’attualità, è bene sapere che il carico sulle seconde case e sugli immobili commerciali sta già ora producendo effetti deleteri, che non è il caso di esasperare spostandovi anche il prelievo che fornisce ora l’Imu sulla prima casa .
COME SALVAGUARDARE L’EQUITÀ FISCALE
Obiezione: e la capacità contributiva, con il corollario della progressività, cui ovunque si ispira il sistema tributario e che in Italia è riferimento imposto dalla stessa Costituzione? A parte che un’imposta proporzionale sul patrimonio è già progressiva sul reddito, perché i patrimoni sono più concentrati (a reddito doppio corrisponde in media un patrimonio più che doppio), l’equità fiscale va salvaguardata soprattutto a livello erariale, con l’Irpef e con l’Iva differenziata, nonché a livello di addizionale comunale Irpef. Va considerata anche nell’imposta immobiliare, con una minore aliquota e con una limitata detrazione per la prima casa; ma senza svuotare l’anzidetto ruolo regolatorio di tale imposta.
In breve, la nuova struttura della finanza locale – con Imu, Tares e addizionale Irpef – appare corretta. Non va scardinata. Va solo resa più giusta attraverso la lotta all’evasione e il rifacimento del catasto, che è ora inaffidabile. Ma questa è la prosa della riflessione sul buon governo; e c’è da temere che in clima elettorale sarà soccombente di fronte alla poesia del regalo promesso a tutti.