Come raccontato da Riccardo Luna qui, nelle due settimane di “blackout” sui sondaggi elettorali (divieto di pubblicarne l’esito), hanno un discreto successo siti come YouTrend e NotaPolitica, che usano metafore ippiche o ecclesiastiche per aggirare in maniera divertente il divieto.
Sono sincero: ho più di un dubbio sulla sensatezza del divieto stesso. Tuttavia, in termini generali, mi domando quanto siano credibili sondaggi comunque caratterizzati da una quota di indecisi tuttora superiore al 30%.
In un sistema puramente bipolare si potrebbero anche attribuire in qualche modo gli indecisi ad una delle due coalizioni, ma come farlo in un sistema sostanzialmente quadripolare?
Non parliamo poi del tema delle distorsioni (bias) nel modo in cui si risponde ad un sondaggio. Il meccanismo è semplice: per questioni psicologiche e sociali varie, persone inclini a votare un certo partito potrebbero sistematicamente negare la cosa, per paura di essere “giudicati male” dall’intervistatore stesso.
Non si tratta di un’ipotesi di scuola, ma di un problema cruciale, a motivo del fatto che almeno tre formazioni politiche (Scelta Civica, Movimento 5 Stelle e Fare per Fermare il Declino) non si sono mai presentate alle elezioni politiche.
Sono le novità nell’offerta politica a creare problemi ai sondaggisti. Come insegna l’esperienza francese, il sondaggista è in grado di correggere le distorsioni nelle risposte (nel loro caso per il Fronte Nazionale di Jean-Marie Le Pen) se può basarsi sugli errori di previsione precedenti, nel caso in questione aumentando i voti attribuibili a Le Pen. Ma per definizione il sondaggista NON SA di quanto si è sbagliato in precedenza se si trova a dover valutare i voti attribuiti ad un partito che si presenta per la prima volta.
Che dire dunque delle elezioni di domenica e lunedì? Gli intervistati tendono a non esternare il proprio voto per Grillo perché troppo anti-sistema? Oppure ad apparire anti-sistema perché ci si aspetta che lo siano?
Infine, che cosa dire del fatto che i sondaggi sono largamente basati su interviste fatte su telefoni fissi? Come gestire chi (ad esempio i giovani) ha solo un cellulare e non un fisso?
La scarsa competenza statistica di molti giornalisti e politici italiani traspare chiaramente dalle discussioni di questi giorni. Almeno al tempo dei sondaggi “in chiaro” molti commentatori tenevano conto della variabilità delle risposte da un sondaggio all’altro.
Ora, al tempo dei sondaggi “proibiti”, i freni inibitori rispetto al commento in libertà si sono abbassati in maniera preoccupante.
@ricpuglisi