Da qualche giorno circola su internet (meglio: è ‘diventata virale’) la foto di due ragazzi di Mostar, avvolti rispettivamente nella bandiera serba e quella croata, che si baciano. Un bel segno? Meglio di niente. Però la fotografia dei nuovi Giulietta e Romeo andrebbe accompagnata da una didascalia più completa (e un po’ più disincantata, occorre dirlo).
Questa è la foto, e qui potete leggervi la storia. Pure, è una bella storia, del resto. Io, di mio, ci aggiungo giusto quattro punti.
[Addenda, parziale correzione, e le mie scuse: a seguito della segnalazione di Anna Missiaia su facebook mi sono reso conto di avere riportato la notizia in modo erroneo, e di questo me ne scuso. Il ragazzo e una ragazza sono effettivamente un Serbo e una Croata, e non un Serbo-Bosniaco e una Croata-Bosniaca. Di fatto, quindi, il punto due e il punto tre sono totalmente fuori luogo. Restano validi a mio modo di vedere gli altri due, soprattutto l’ultima osservazione. Una foto che fa trasparire una “normalizzazione” nei giovani che purtroppo manca. Mi scuso molto per la cantonata, e grazie mille ad Anna per la segnalazione-correzione]
1) è una gran bella cosa vedere due giovani baciarsi. C’è da dire che non tutti i baci sono così liberi, nei balcani, ma siccome per molti aspetti il problema da questo punto di vista è comune anche all’Italia, soprassediamo. A me, tuttavia, piacciono di più i baci senza bandiere. Chiamatemi idealista.
2) il bacio è avvenuto a Mostar. Mostar si trova qui, e come potete vedere, non è né in Serbia né in Croazia, a quanto mi risulta. Se proprio di bacio-con-bandiera doveva trattarsi, avrei preferito fosse quella del Paese di cui questi ragazzi (apparentemente) sono cittadini. Ma tant’è. Non vorrei affrettare troppo la normalizzazione della Bosnia Erzegovina.
3) il bacio è avvenuto a Mostar (bis). Ora, la storia di Mostar è ben nota. E i contrasti tra Serbi e Croati (che esistono, intendiamoci), sono, diciamo così, secondari rispetto a quelli, ben più profondi – e laceranti – tra Bosgnacchi e Croati. Immagino che sia più difficile assistere a una simile deliziosa effusione-con-bandiera tra queste due ‘fazioni’, ma forse sono io che son troppo cinico. Qualcosa è meglio di niente.
4) La foto, spiace dirlo, trasmette in fin dei conti un’idea sbagliata, ovvero che le nuove generazioni siano “la speranza” dei Balcani. E che basti aspettare e dar loro spazio. Sarebbe bello farci affidamento e, così facendo, blandirci la coscienza nell’illusione che tutto andrà per il verso giusto. Ma al momento (in futuro chissà) questa speranza purtroppo è in gran parte infondata. Soprattutto in Bosnia Erzegovina.
Esistono, è vero, dei ragazzi che sono ansiosi di normalizzare la vita della regione, e di poter vivere finalmente pacificati e liberi dei rancori del passato. Ma si tratta, purtroppo, di casi estremamente isolati. Quando poi questi singoli cercano di dare un apporto attivo alla propria società, spesso devono scontrarsi con un sistema che frustra sistematicamente le loro ambizioni. Quindi rinunciano, e spesso emigrano. Avrebbero la capacità di rendere il proprio Paese un posto migliore, ma sono troppo pochi.
La diaspora è un problema che riguarda Croazia, Serbia e Bosnia Erzegovina. Ed è una vera e propria piaga che si ripercuote su queste società: se sei istruito, tollerante, intellettualmente preparato e con voglia di fare nove volte su dieci finirai all’estero.
Purtroppo il caso più comune nei paesi dell’ex Jugoslavia che patirono la guerra è questo: i giovani nascono in famiglie povere dove i genitori vivono ancora nell’acredine del conflitto. Vengono educati in scuole separate – con programmi diversi – dove ognuno impara a memoria la versione della storia alla quale poi crederà per il resto della vita. Ci sono ragazzi Croati, a Mostar, che a vent’anni d’età non hanno mai voluto vedere lo Stari Most. Perché si trova nella stari grad (città vecchia) musulmana.
Ecco. Scusate il tono un po’ troppo sopra le righe. Detto ciò, la foto è pure carina. A Vukovar avrebbe avuto un peso ben diverso, ma dubito che da quelle parti ne scatteranno di simili. Ad ogni modo i baci sono sempre una bella cosa, o comunque sono meglio delle dichiarazioni di guerra. Però ora almeno sapete il resto della storia. E potete fare le vostre valutazioni.