Ieri è uscito un mio lavoro per l’istituto Bruno Leoni sui costi della politica, di cui ha parlato anche il Fatto Quotidiano.
Si parla spesso dei costi della politica ma raramente si danno delle cifre senate. Il dibattito oscilla tra chi ritiene che i tagli alla ‘casta’ farebbero miracoli e chi che sono totalmente irrilevanti.
La verità sta nel mezzo, almeno se si considera per ‘costi della politica’ qualunque spesa per far funzionare l’apparato legislativo, esecutivo, fiscale, finanziario e diplomatico dello Stato, secondo la classificazione Cofog.
In questa voce l’italia spende 15 mliardi più di Francia e Gran Bretagna: un punto di Pil. E questa voce non considera neanche tutti i costi della politica, dai CdA delle partecipate agli incarichi dirigenziali e le consulenze per ‘meriti politici’.
Non bisogna però credere che questi costi si concentrino nel Parlamento, nel Quirinale, nelle Province, nei tantissimi piccoli comuni, o per le auto blu: questi 15 miliardi sono il frutto di moltissime voci di spesa, nessuna particolarmente rilevante in sé.
Tanto per fare un esempio, a riportare a livelli francesi i costi del Parlamento e del Quirinale non si arriverebbe ad un miliardo; tutte le auto della P.A., blu e non, costano poco più di un miliardo; i costi amministrativi delle province, dipendenti esclusi, ammontano a due miliardi.
Sarebbe utile se le spese dello Stato fossero così trasparenti da avere a disposizione più dati per fare un’analisi dettagliata delle varie voci di spesa, ma al di là di questo, 15 miliardi sono molti, ma di certo non risolvono i problemi del paese.
Pietro Monsurrò
@pietrom79