Lo tsunami della politica ha investito anche i sondaggi elettorali. Le diverse decine di rilevazioni sul fenomeno si sono rivelate incapaci di prevedere la situazione che si è determinata nel voto di fine febbraio: dalle intenzioni di voto nelle settimane precedenti, agli instant poll comunicati appena dopo la chiusura dei seggi, tutto il lavoro d’indagine si è rivelato inadeguato. E non si tratta di questo o quell’istituto, l’intero sistema ha fallito. Quando la distanza tra ciò che si prevede con la misurazione statistica e ciò che poi avviene nei fatti è molto più ampia dell’errore campionario, è evidente che l’approccio utilizzato (basato unicamente sulle intenzioni di voto) non funziona.
Nelle sei settimane precedenti il voto Human Highway ha seguito la pubblicazione di 83 sondaggi elettorali prodotti da 16 diversi istituti e condotti su un totale di 137mila interviste. Come si vede nella figura sottostante, tutti i sondaggi pubblicati prima del silenzio imposto dalla legge (8 febbraio) hanno prodotto numeri che si sono dimostrati a tre o più sigma di distanza dal risultato finale. Alcuni più, alcuni meno, ma tutti clamorosamente sbagliati. Negli ultimi giorni prima del voto l’errore dei sondaggi che trapelavano dal silenzio (e che potevi leggere in stile metaforico su youtrend o notapolitica) era ancora molto elevato ed è rimasto tale anche nei dati degli exit poll di lunedì 25 alle 15.
Insomma, si sono buttati al vento alcuni milioni di euro per produrre analisi sbagliate e fuorvianti. Il sondaggio però è un prodotto che piace ed è un contenuto molto richiesto dai media: si fa leggere e ascoltare, solletica la curiosità, offre occasioni di dibattito e accende il confronto tra i contendenti negli studi televisivi. Abbiamo ascoltato ragionamenti sui decimali di punto che potrebbe aver spostato questa o quella trasmissione, una certa notizia, un battuta, senza che si precisasse che piccoli spostamenti del genere sono ampiamente compresi nelle naturali fluttuazioni del dato. Abbiamo letto lunghi articoli sui possibili scenari del dopo voto – argomentati sulla base delle evidenze dei sondaggi – senza considerare che ancora qualche giorno prima del 24 febbraio c’era un quota di 25/30% di indecisi: sapevamo tutto sulle intenzioni dei decisi ma nulla sulle intenzioni degli indecisi.
Ora dobbiamo prendere atto che per settimane è stata raccontata una storia non vera, neanche verosimile. La buona e innovativa prassi del fact checking dei discorsi politici che abbiamo visto su alcuni giornali in questa campagna elettorale dovrebbe investire anche il tema dei sondaggi con un severo reality check sul fallimento del metodo. Si dirà che le intenzioni di voto non sono previsioni, si ricorderà che nelle indagini campionarie si annidano errori strutturali e inevitabili, alcuni potranno pensare alle aree grigie del voto di scambio e del voto inconfessabile. Si può anche concedere che il trend delle intenzioni di voto in realtà lasciava intuire ciò che è poi accaduto. D’accordo, le attenuanti sono numerose e il lavoro del sondaggista è davvero duro, ma l’errore è talmente elevato che non appare facilmente perdonabile: è come se tirando un rigore il calciatore colpisse la bandierina del calcio d’angolo e poi si aspettasse la comprensione dei tifosi.
Non è solo un problema che investe la credibilità degli istituti di ricerca. E’ anche un problema di comunicazione su un tema delicato per una democrazia. Per settimane abbiamo sentito le persone ragionare su cose che non stavano andando come si pensava ed è difficile negare che questa narrazione abbia influenzato i risultati, portando al seggio molte persone che possono infine aver deciso di “rimodulare” il loro voto in funzione delle evidenze dei sondaggi.
Se Linkiesta, come ha scritto qualche giorno fa il suo nuovo direttore, vuole coltivare “la passione dei numeri nell’Italia che raccontiamo“, la prossima volta può cogliere l’occasione di distinguersi tra i mezzi di comunicazione trattando il tema in modo serio e responsabile.
PS: intanto negli ultimi tre giorni sono stati pubblicati e commentati tre nuovi sondaggi su cosa succederebbe se si votasse oggi…