KodeuropaIl Parlamento Europeo e i troll

Si fa un gran parlare del ruolo della rete nelle recenti elezioni italiane. Poi, come ha spiegato magistralmente Fabio Chiusi qui, le cose sono in realtà parecchio più complicate di come appaiono. ...

Si fa un gran parlare del ruolo della rete nelle recenti elezioni italiane. Poi, come ha spiegato magistralmente Fabio Chiusi qui, le cose sono in realtà parecchio più complicate di come appaiono. Sembrerebbe facile dare un’interpretazione su chi abbia vinto la battaglia della rete, ma non c’è dubbio che anche in queste ultime elezioni le piazze abbiano contato moltissimo, quelle cittadine e quelle televisive. L’influenza dei social networks sulle elezioni rimane quindi un mistero, un’eventuale correlazione (positiva o negativa) è ben lungi da essere dimostrata, nonostante i sempre più frequenti tentativi.

Ora, quello che mi interessa qui commentare è un fatto che non è ancora accaduto, ma che, grazie ad uno “scoop” del Telegraph e del corrispondente Bruno Waterfield, è stato portato alla luce. La vicenda routa attorno ad una ipotetica “task force” che il Parlamento Europeo starebbe preparando per difendersi dagli attacchi degli euroscettici più accaniti sui social media. Come chiunque li usi sa, i troll sono ovunque, ed una delle regole auree per contrastare le facce bronzee che imperversano su queste piattaforme è il famoso brocardo “don’t feed the troll”.

Il troll euroscettico è invece una figura quasi “istituzionalizzata”, che sta uscendo dall’ombra ed occupa spazi con sempre maggior vigore, supportato dall’onda di sdegno che si crea ad ogni dichiarazione avventata della Frau Cancelliera, o ad ogni notizia che contenga o accenni a parole quali “Fitch, downgrading, bailout, Cyprus”. Spread, ça va sans dire, ormai è parola da Zingarelli di qualche anno fa. Il troll euroscettico (nonostante qualche eccezione) ormai fa parte di una nutrita schiera di semi-influencer che alimentano un dibattito spesso anarchico ma fino ad oggi poco considerato dai funzionari del Parlamento. Dicevo istituzionalizzato perché spesso trova sponde in figure istituzionali, come i due europarlamentari-factotum dell’UKIP Nigel Farage e Daniel Hannan.

Sorgono però alcuni problemi “etici” che qui lancio a mo’ di sassi, ma che, nel caso lo scoop non fosse provato, si rivelerebbero un buco nell’acqua. E’ già tanto comunque essere riusciti a togliere il “velo d’ignoranza” dalla questione, dato che in futuro qualcosa del genere potrebbe sempre accadere. Dunque, dicevo, nascono alcuni problemi: primo, possono davvero i soldi dei contribuenti europei andare a finanziare una squadra di persone che controbatta ad alcuni dei contribuenti stessi? Secondo, la solita storia della trave e della pagliuzza: è davvero così rilevante andare a stanare i troll in giro per la rete, che saranno sempre una minoranza (non nannimorettiana, beninteso)? Hanno davvero tutta questa influenza? Terzo, il gioco rischia di non valere la candela: più si combattono gli euroscettici, più vi è il rischio che questi si rafforzino e diventino ancora più battaglieri. Quartum non datur?