T.T.: «scusami, ma tu cosa pensi dell’Europa?»
G.A.A.: «Per costruire l’ Europa non bastano i banchieri e i trattati alla Maastricht, servono politici veri. Il capitalismo del terzo millennio deve recuperare Adriano Olivetti e coniugarlo addirittura con il modernissimo Bill Gates. Ci vuole un ricambio pressoché totale delle vecchie classi dirigenti della politica e dell’ impresa. Siamo gestiti più o meno bene con criteri puramente economici definiti dal trattato di Maastricht. Ebbene, dieci banchieri centrali hanno fatto quel trattato e l’ unico scopo della politica ora e’ rispettare quel trattato. Toccherebbe a dei politici veri, dei politici con la P maiuscola, proporre nuove idee, nuove soluzioni. Ma quelli non ci sono.»
T.T.: «E dove bisogna cercare i grandi del mondo di domani?»
G.A.A.: «Certo non fra i numeri due e tre della vecchia generazione. I nuovi leader non sono lì . Inutile cercarli. Ormai bisogna fare un salto di generazione. I nuovi grandi emergeranno tra la gente cresciuta in un mondo nuovo e con visioni nuove.»
T.T.: «Tra i quarantenni?»
G.A.A: «Perché no? Lì c’ e’ gente che ha principi, che ha propositi»
T.T: «e tu che sei figlio di un imprenditore che cosa mi dici del profitto?»
G.A.A.: «Non posso accettare che l’ultimo scopo dell’ industria sia quello di far soldi . Fare profitti e’ importante perché garantisce il futuro, però sono convinto che il ruolo dell’ industria sia anche quello di migliorare la società, di aiutare le persone mettendo a loro disposizione prodotti e servizi che migliorino la qualità della loro vita. Uno dei ruoli del mondo industriale deve essere quello di fare cultura. Di questo sono convinto, e purtroppo oggi non ci sono molte aziende che lo fanno».
T.T: «alcuni esempi?»
G.A.A.: «Sono affascinato dal mondo della California del Nord, San Francisco ad esempio. Li la gente si occupa non solo di informatica nel senso tradizionale di telecomunicazioni, ma anche di bio ingegneria, settori che permettono di capire dove andrà la società di domani».
T.T.: «ma passiamo ad altro: che ne pensi della situazione politica italiana ?»
G.A.A.: «come italiani, tutti ci trovano simpatici e ci vogliono bene, ma quando si tratta di fare quello che abbiamo promesso, deludiamo tutti, sia sul piano personale, sia su quello politico. Siamo incantatori di serpenti che operano in un grande vuoto politico, ora bisogna fare un salto generazionale ».
Poco tempo fa sono rimasto davvero incuriosito da questo articolo di Dario Di vico del Corriere della Sera pubblicato il 10 luglio 1996. L’articolo racconta l’incontro tra Tiziano Terzani e Giovanni Alberto Agnelli avvenuto a New Delhi circa venti anni fa. Il dialogo sopra, è stato ricostruito e modellato proprio sulle idee espresse da questi due grandi personaggi durante il loro incontro.
Un dialogo che tratta delle tematiche molto attuali e che chiarisce bene come i due fossero dei veri e propri visionari. Per esempio, dal dialogo emerge come, già quasi vent’anni fa, l’Unione Europea fosse ritenuta un’istituzione creata soprattutto per interessi economici (e questa crisi lo dimostra) dove le scelte politiche sono guidate da scelte economiche da parte dei grandi banchieri. Un’economia e un’idea di industria lontana dalle esigenze delle persone che potrebbe spiegare il distacco tra economia reale e finanza che viviamo in questi anni e che ci ha condotto alla crisi economica.
Non solo l’Europa ma anche un’analisi specifica sull’Italia. Le affermazioni del giovane Agnelli ci ricordano come già nel 1996 l’Italia navigava in brutte acque: per l’ex presidente della Piaggio era chiaro che nel nostro paese ci fosse un vuoto politico (che potrebbe spiegare la situazione italiana di oggi) e che ciò che serviva (e serve ancora oggi) per il nostro paese fosse (sia) un salto generazionale.
Un piccolo dialogo che ci può far riflettere sulle nostre prospettive future, sia europee che italiane. Per chi fosse interessato, l’intera intervista di Tiziano Terzani a Giovanni Alberto Agnelli su Maastricht, cultura, società ed economia dal titolo “Non lasciamo l’ Europa ai banchieri” , è contenuta nel libro “il mio fratellone Tiziano” di De Maio Alberto e Satrino Dino edizione Tea (2011).