Bersani è riuscito in ciò per cui sembra esser nato, cioè perdere, e Berlusconi a convincere un quinto dell’elettorato di non essere un problema ma una soluzione. Sono invece rimasto sorpreso dall’enorme successo di Grillo.
Nonostante l’ilarità suscitata dall’ascoltare i parlamentari grillini, non bisogna dimenticare che Grillo non ha responsabilità per lo sfascio del paese, non avendo governato; e, per come va il dibattito politico (e accademico) in Italia, le idee di M5S non sono molto più assurde di quelle dei partiti maggiori.
Non mi piace che alcuni grillini siano convinti di avere buone idee e siano presi da una passione per il conformismo e l’attivismo acritici, e che, come in tutti i movimenti fringe, ci siano minoranze preoccupanti, ad esempio antisemite.
Mi piace invece che, oltre agli astenuti in crescita, gli italiani abbiano deciso di optare per il voto di protesta: un voto poco costruttivo, ma che può dare la sveglia ad una politica cinica, incompetente, corrotta, autoreferenziale irresponsabile. Parlo di voti di protesta, anche se ritengo che molti credano che Grillo abbia un programma credibile, in un moto di ottimismo per me raro.
Distruggere quando bisognerebbe riformare non è il massimo, ma ben venga il voto di protesta se funge da sprone. Servirebbe un governo che faccia le riforme per riconquistare la fiducia popolare che nessuno ha mai fatto nulla per meritare.
- Costi della politica: è possibile risparmiare fino a 15 miliardi, confrontando i dati italiani con quelli di altri paesi. Un punto di PIL di tagli potenziali, non tutti realizzabili subito: facciamo 5 miliardi?
- Pensioni d’oro: negli 80 miliardi di spesa previdenziale per assegni superiori a 2000 euro, cercare chi ha contribuito poco e ha una pensione da favola non è difficile. Facciamo 5 miliardi?
- Sovvenzioni alle imprese: 30 miliardi di sovvenzioni, almeno 10 a imprese private, che potrebbero essere cancellate assieme all’IRAP.
- Dismissioni patrimoniali: con 100 miliardi di vendite si risparmierebbero 5 miliardi di interessi.
- Sistema fiscale: applicare lo Statuto del Contribuente, ridurre gli interessi di mora, ridurre i debiti della PA con compensazioni automatiche, ricorrere ai sequestri solo nei casi gravi.
- Liberalizzazioni: alcune professioni e società privilegiate non hanno supporto popolare ma sono ben piazzate politicamente. Si potrebbero liberalizzare notai, Trenitalia, farmacie, Poste e altro.
- Eliminare la Robin Hood Tax e ridurre le sovvenzioni CIP6 ridurrebbe la bolletta elettrica per imprese e famiglie anche del 20%.
- Trasparenza: pubblicare i dati sugli enti locali e le controllate: oboli dei CdA, incarichi dirigenziali, consulenze, costi, qualità del servizio, etc
- Ridurre i contributi previdenziali per ridurre il cuneo fiscale aumentando gli incentivi a lavorare è più importante dell’IMU, e beneficerebbe la crescita.
Superata la tempesta, la politica ricomincerebbe a fare danni. Il problema non si risolve con i mooncup e le scie chimiche: servirà mettere lo Stato in condizione di non nuocere, e rinnovare sia il centrodestra che il centrosinistra.
Serve che qualcuno faccia mea culpa e prometta agli italiani un futuro di crescita e occupazione, e un nuovo rapporto tra cittadino e amministrazione basato sul rispetto. Ciò non accadrà finché le forze istituzionali della conservazione, a partire dai partiti maggiori, non cambieranno. Chissà se per eterogenesi di fini il successo di Grillo non aprirà la porta alle riforme.
Pietro Monsurrò